PHOTO
Salgono le quotazioni di Catello Maresca come prossimo numero uno del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. La poltrona di Francesco Basentini, finito nell’occhio del ciclone per la vicenda delle scarcerazioni di alcuni boss detenuti in regime di 41 bis, pare essere sempre più in discussione alla luce delle recenti decisioni del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il Guardasigilli ha infatti voluto imprimere questa settimana un’accelerazione nella riorganizzazione del Dap. La prima mossa è stata la nomina di Roberto Tartaglia, già pm del pool del processo Trattativa Stato-mafia a vice capo. Nomina ratificata dal Csm, con l’unica astensione del laico in quota Lega Stefano Cavanna, nell’ultimo plenum.Dal punto di vista normativo, è stato poi previsto l’obbligo di chiedere da parte dei magistrati di sorveglianza un parere alla Procura nazionale antimafia e delle singole Direzioni distrettuali Antimafia in caso di istanze di scarcerazioni presentate dai detenuti in regime di 41 bis. Una modifica legislativa “d’immagine” in quanto i magistrati di sorveglianza hanno già dichiarato che non subiranno condizionamenti di alcun tipo. Il nome di Maresca, fino al mese scorso in forza alla Dda partenopea ed ora sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Napoli, è iniziato a circolare all’indomani di un post dal titolo «E’ finito tutto» con cui il magistrato napoletano puntava il dito sulla gestione dell’emergenza carceraria definendola «un fallimento totale».Il post era diventato subito virale in rete, raggiungendo le migliaia di condivisioni. Per i mafiosi le scarcerazioni erano «un inatteso periodo di vacanza domiciliare» aveva scritto Maresca, accusando di essere stato lasciato «solo» e «bistrattato» dopo anni di lotta alla camorra. A rincuorare il pm napoletano, il «conforto della vicinanza e solidarietà della gente per bene». Il duro intervento non era passato inosservato fra i dirigenti del M5s. Maresca, infatti, è da sempre uno dei magistrati, insieme a Nino Di Matteo e allo stesso Tartaglia, più stimati dai grillini.Lo scorso novembre, nel pieno della discussione sulla riforma della prescrizione, Maresca venne chiamato come esperto qualificato in audizione a Montecitorio proprio dai deputati 5Stelle. L’esito dell’audizione, però, non rispose ai desiderata pentastellati in quanto Maresca affermò che «un provvedimento sulla prescrizione introdotto così, senza corollari, è un azzardo, che causerà l’accumulo dei faldoni nelle Corti d’appello fino a creare la figura dell’eterno giudicabile». Una affermazione tranchant che lasciò basiti i componenti della Commissione giustizia della Camera.I parlamentari del Movimento si sono trovati «a essere smentiti dal loro stesso testimone», fece notare con ironia il capogruppo dem in commissione Giustizia Alfredo Bazoli. Maresca era stato comunque chiarissimo:«“l’inviolabile principio della ragionevole durata del processo e l’istituto della prescrizione sono due elementi ontologicamente distinti». Tale presa di posizione, però, non ha minato la fiducia dei grillini e del ministro della Giustizia nei suoi confronti. Gli estimatori gli hanno riconosciuto indipendenza ed onestà intellettuale.Se Bonafede dovesse allora decidere di azzerare il vertice del Dap puntando su Maresca, sarebbe la “rivincita” di quest’ultimo nei confronti del Csm che a gennaio gli aveva bocciato la domanda per andare alla Direzione nazionale antimafia alle dipendenze del procuratore Federico Cafiero de Raho.Pur avendo nel curriculum una carriera tutta improntata alla lotta alla criminalità organizzata, al suo posto il Csm aveva scelto i pm Roberto Maria Sparagna, Giuseppe Gatti e Domenico Gozzo. Una bocciatura che Maresca non aveva digerito, impugnandola davanti al giudice amministrativo. Ferma la risposta da Piazza Indipendenza: con la convinzione di aver fatto la scelta migliore, il Csm aveva deciso di dare mandato pieno all’avvocatura generale di resistere al ricorso di Maresca davanti al Tar.