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La grana, casualmente, era scoppiata proprio alla vigilia della sua ricandidatura a governatore della Campania. Ma a pochi mesi da quello scoop, rilanciato da Repubblica nonostante la notizia fosse ancora coperta da segreto, l'inchiesta su Vincenzo De Luca, avviata dalla procura di Napoli, è stata archiviata. L'indagine aveva a che fare con l'assunzione di quattro vigili urbani nella segreteria istituzionale del Presidente della Regione Campania, con l'ipotesi di abuso d'ufficio, falsità ideologica e truffa. Gli investigatori si misero ad analizzare gli stipendi erogati ai vigili che, secondo le accuse iniziali, venivano pagati come dirigenti malgrado, secondo le accuse, svolgessero la mansione di autisti. Il governatore della Campania, ascoltato dagli investigatori, però, spiegò ai pm che i quattro vigili non erano dei semplici autisti ma rappresentavano, in sostanza, una vera e propria "segreteria mobile". Sulla vicenda ha aperto un procedimento anche la Corte dei Conti della Campania, per un presunto danno erariale da 400mila euro, che ha citato in giudizio il presidente De Luca. Quello che è certo, è che l’indagine arrivò a due settimane esatte dall’apertura delle urne in Campania, chiamata a votare, il 20 e 21 settembre scorso, proprio per la carica di governatore. Una elezioni che i sondaggisti davano già in mano allo stesso de Luca, superfavorito con più di 10 punti di vantaggio sullo sfidante di centrodestra, Caldoro. Una previsione che si è confermata corretta, nonostante quell'inchiesta. Che oggi si è rivelata infondata.