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Era detenuto e non poté abbracciare per l’ultima volta madre e moglie che sono morte. Approda in parlamento la vicenda di Salvatore Proietto, all’epoca condannato a due anni per il possesso di 72 grammi di marijuana, che fu resa pubblica esattamente un anno fa da Il Dubbio e poi ripresa dal quotidiano La Sicilia.A chiedere, tramite interrogazione parlamentare, chiarezza al ministro della giustizia è la deputata del movimento cinque stelle Jessica Costanzo. «Il giudice – ricostruisce la vicenda la parlamentare del m5s - risponde alla richiesta di concessione di un permesso di uscita per recarsi a vedere la salma da parte di Proietto, ma subordina l’uscita dal carcere alla presenza della scorta. Nonostante i permessi attribuiti, Salvatore Proietto attende invano e in cella l’arrivo della scorta, ma ottiene l’uscita solo il 7 luglio 2018, quando oramai la madre era stata già stata tumulata». Costanzo prosegue: «Successivamente trasferito ai domiciliari, Salvatore Proietto sconta il resto della sua pena assieme alla compagna, e nel frattempo vede respinte le richieste di affidamento in prova e di permesso lavorativo, nonostante ci fosse un’azienda ben disposta ad assumerlo». Ma ad aprile 2019 la compagna di Salvatore viene trasferita improvvisamente in ospedale, dove è ricoverata d’urgenza per problemi cardiaci. Nei giorni successivi, la compagna viene trasferita in terapia intensiva e al presentarsi di una serie di complicazioni, tra cui un’embolia polmonare. Per questo motivo Salvatore presenta attraverso i suoi legali istanza di permesso di necessità, ai sensi dell’art. 30 O.P., al magistrato di sorveglianza. «Visto l’aggravarsi delle condizioni della compagna – prosegue la deputata -, che entra in coma farmacologico, Salvatore Proietto presenta diversi solleciti al magistrato di sorveglianza, che tuttavia non risponde». La compagna di Proietto, dopo 22 giorni in ospedale, muore senza che Salvatore riesca ad ottenere il permesso di vederla un’ultima volta. Il giudice risponderà infatti solo una settimana dopo la sua sepoltura all’istanza di permesso. Salvatore soffriva di depressione e di disturbi d’ansia e dopo i due episodi le sue condizioni si sarebbero aggravate. «Attualmente – prosegue l’interrogazione parlamentare -, dopo aver terminato di scontare la sua pena, Salvatore Proietto è sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, una misura di prevenzione regolata dal decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 e successive modifiche, su si è più volte discusso in merito alla sua legittimità costituzionale e alla conformità ai principi contenuti Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo o CEDU». A questo punto la deputata del m5s si rivolge al ministro Bonafede chiedendo di accertare se il Ministero interrogato «abbia posto in essere tutte le azioni e le verifiche in suo potere e necessarie per comprendere come si sia potuti giungere a negare a Salvatore Proietto la possibilità di fruire dei permessi di uscita in occasione della morte della madre e dell’aggravarsi delle condizioni della compagna». Non solo. Aggiunge se sia il caso di «adoperarsi per valutare per quale motivo l’autorizzazione da parte dei magistrati di sorveglianza sia giunta con tale ritardo, cagionando a Salvatore Proietto un duplice danno morale e psicologico che non sarà mai riparabile data l’ineluttabilità degli eventi luttuosi che lo hanno investito».