PHOTO
Anche nella provincia di Avellino è emergenza carcere. Lo denuncia al Dubbio il responsabile regionale dell’Osservatorio Carcere dell’Unione delle Camere penali, l’avvocata irpina Giovanna Perna: «Come ha confermato il rapporto Antigone, anche qui esiste il problema del sovraffollamento». La Casa Circondariale Bellizzi di Avellino, secondo i dati del ministero della Giustizia, aggiornati al 18 luglio, ospita su 501 posti regolamentari 599 detenuti.
Mentre quella di Ariano Irpino 327 su 275 posti regolamentari di cui 5 non disponibili. Nella casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi invece ci sono 175 reclusi a fronte dei 126 posti regolamentari. «Le strutture dell’Alta Irpinia - prosegue Perna così come sono dislocate territorialmente non facilitano i colloqui dei detenuti con i familiari, soprattutto di quelli napoletani».
Questa criticità si aggiunge ad altre, che l’avvocata Perna raccoglie durante i colloqui settimanali che ha con i detenuti, anche come collaboratrice del Garante provinciale delle persone private della libertà personale: «In carcere il caldo si fa sentire molto di più, le strutture spesso sono fatiscenti, e molte volte non vengono effettuate attività trattamentali soprattutto nell’istituto di Ariano Irpino, dove ci sono purtroppo molti detenuti giovani, classe 1991, che non fanno nulla durante tutto il giorno. Ciò incide negativamente sul fine rieducativo della pena. Fino a qualche giorno fa c’era un solo educatore per oltre 150 persone. Addirittura un detenuto mi ha raccontato che è da 26 mesi che tenta di avere un incontro con un educatore ma ancora non gli è stata fornita questa possibilità». Le conseguenze di questa situazione, ci spiega l’avvocata, sono le rivolte in carcere, perché «i detenuti non sono occupati e il tempo non passa mai».
La ciliegina sulla torta di questa rappresentazione è la carenza di assistenza sanitaria: «Dobbiamo registrare una mancanza di farmaci e l’assenza di psichiatri in questi tre istituti.
Accertare adeguatamente un disagio psichiatrico potrebbe consentire al magistrato di sorveglianza di sostituire la carcerazione con una pena meno afflittiva. Con tutti questi problemi è necessario che il legislatore intervenga con una certa urgenza». La situazione sanitaria è talmente critica che i magistrati di sorveglianza hanno trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica. Ma fino ad ora nessun miglioramento, anzi, racconta l’avvocata al Dubbio: «Qualche giorno fa un detenuto in preda ad un raptus non gestito da un punto di vista farmacologico ha aggredito al viso il suo legale». Una situazione che incide anche sul lavoro della polizia penitenziaria: «Gli agenti non riescono a svolgere in maniera serena la loro funzione».
La Camera Penale irpina per sanare in parte questa situazione ha deciso di riattivare da settembre lo “sportello carcere”, attraverso il quale si orientano i detenuti e attraverso cui alcune istanze vengono anche trasmesse al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: «Auspichiamo che ci siano tanti colleghi volontari – chiude l’avvocata Perna – per dare un contributo.
Lo sportello aiuta a dare delle risposte a quei detenuti che o non hanno un difensore o lo hanno ma non si presenta ai colloqui; oppure a quei reclusi che vogliono aggiornamenti sulle leggi che continuamente cambiano. O ancora a quelli che potrebbero uscire dal carcere perché mancano loro pochi mesi da scontare ma nessuno li notizia in tal senso»..