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«In nome di una idea sgrammaticata di “certezza della pena”, si insegue un consenso popolare costruito sulla sollecitazione delle emotività più rozze e violente della pubblica opinione: il detenuto “marcisca in carcere”. Una vocazione “carcero- centrica” in spregio della Costituzione, che non certo a caso fa riferimento alle “pene” ( art. 27) e non alla “pena”: dunque non solo carcere, ma anche altre sanzioni e misure che possano responsabilizzare il condannato in un percorso punitivo- rieducativo che consenta il suo recupero». Sono gli avvocati dell’Unione delle Camere penali italiane a dirlo e, con delibera del 20 giugno scorso, hanno proclamato una giornata di astensione dalle udienze di tutti gli avvocati penalisti per prossimo 9 luglio 2019.
Le ragioni della astensione, sono connesse alle ormai perenne emergenza in cui si trovano le carceri italiane, afflitte da sovraffollamento e condizioni di vita assolutamente inaccettabili; peraltro, per come già riconosciuto dalla stessa Corte europea dei diritti dell’uomo che aveva invitato l’Italia a porvi rimedio. Ebbene, a fronte di questa situazione e dei moniti sovranazionali, secondo i penalisti «il legislatore si barcamena in idee assolutamente confuse se non, addirittura, in atteggiamenti di ottusa intransigenza per fare fronte alle sempre maggiori sollecitazioni populistiche».
Il risultato, sempre secondo l’Unione delle Camere penali è sotto gli occhi di tutti. «Una situazione talmente insostenibile – sostengono gli avvocati - da rischiare di essere esplosiva; e ciò per come registratosi nei giorni scorsi nel carcere di Poggioreale». L’Unione delle Camere penali, nella loro delibera, evidenzia la riforma incompleta dell’ordinamento penitenziario. «I Decreti Legislativi emanati – si legge nella delibera - hanno reso operativa solo una minima parte del lavoro delle Commissioni ministeriali chiamate ad indicare percorsi di modernizzazione del sistema detentivo».
Viene sottolineato che quel poco che è rimasto «non potrà trovare concreta applicazione perché non si è intervenuti per eliminare l’ingravescente sovraffollamento».
Gli avvocati delle Camere penali aggiungono che «non si è voluto mettere mano all'anacronistico sistema delle ostatività, al contrario implementandolo, così comprimendo la discrezionalità dei Magistrati di Sorveglianza nella concessione di misure alternative». Ed ancora, si legge sempre nella delibera, «non si è voluta realizzare la riforma sull’“affettività”, che avrebbe consentito una detenzione più serena e rispettosa di elementari diritti del detenuto e dei suoi familiari».
Gli avvocati contestano anche linee programmatiche annunciate dal Ministro della Giustizia e dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, spiegando che “più carcere e meno misure alternative” è «contrario al percorso di riforma che si era intrapreso e che ci veniva chiesta dall’Europa». L’Unione Camere penali italiane, con l'Osservatorio Carcere, ha più volte denunciato la disastrosa ed esplosiva condizione carceraria del Paese. Nel 2018 sono morti 148 detenuti, tra questi ben 67 suicidi. Nel 2019, ad oggi, 60 morti, tra questi 20 suicidi. La media è quella di un decesso ogni 3 giorni.
Nella delibera viene evidenziato anche il discorso dell’assistenza sanitaria, la quale – sempre secondo l’unione delle camere penali – «è negata quasi dovunque e per i ricoveri urgenti in ospedale spesso non vi è possibilità di effettuare le traduzioni».
Proprio per queste e altre ancora ragioni, la giornata di astensione sarà anche caratterizzata da una manifestazione pubblica che si terrà a Napoli proprio per discutere delle problematiche auspicando una sensibilizzazione sul tema.