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La presunzione di non colpevolezza e difesa dei diritti e delle libertà della persona sono i cardini del diritto penale, radicati nella Costituzione. «Ma oggi vengono esplicitamente messi in discussione e vilipesi», scrive il presidente dell’Unione camere penali italiane, Gian Domenico Caiazza. Per questo l’Ucpi ha promosso, già dal congresso di Sorrento dell’ottobre 2018, un “Manifesto del diritto penale e del giusto processo”, in cui è stata coinvolta non solo l’avvocatura penale, ma anche l’accademia. Il risultato di questo approfondimento verrà presentato alla manifestazione indetta per domani e sabato presso l’università Statale di Milano, con un programma fitto di incontri e da parte dei massimi esponenti dell’avvocatura e dell’università. Un’iniziativa che costituisce il culmine della tre giorni di astensione dalle udienze proclamata dall’Ucpi da ieri fino alla giornata di domani.
A portare i saluti all’incontro milanese saranno il rettore dell’università, Elio Franzini, la presidente della Corte d’Appello di Milano, Marina Tavassi, il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin, il presidente dell’Ordine del capoluogo lombardo, Vinicio Nardo, e la presidente della Camera penale di Milano, Monica Gambirasio.
A seguire, la presentazione delle ragioni e dei contenuti del “Manifesto”, che proseguirà anche nella mattinata di sabato con interventi di avvocati e professori. Le conclusioni verranno tratte al termine dei lavori dal presidente dell’Ucpi Caiazza.
«L’idea di promuovere il concepimento e la scrittura di un “Manifesto del Diritto Penale Liberale e del Giusto Processo” nasce in una peculiare contingenza politica - l’avvento dei populisti al governo del Paese- ma affonda le sue radici nella assai più risalente crisi del garantismo penale», si legge nell’introduzione al documento, la cui versione completa è scaricabile dal sito dell’Unione. Il “Manifesto” individua trentacinque punti, che sono anche i principi di un diritto penale liberale, frutto della riflessione sulla crisi del garantismo penale, dovuta alla «progressiva divaricazione tra “effettività” e “normatività” delle norme penali». I penalisti spiegano le ragioni della scelta di un manifesto condiviso con l’accademia con l’analisi della situazione dell’oggi, in Italia: «Il populismo penale è oggi al governo del Paese e raccoglie intorno a sé un facile quanto incontestabile consenso popolare. È ormai esplicita e politicamente rivendicata l’aggressione ai principi costituzionali della presunzione di non colpevolezza, della eccezionalità della privazione della libertà personale che non segua alla esecuzione della pena, della tipicità, determinatezza ed irretroattività del precetto penale, della finalità rieducativa della pena, oltre che della sua proporzionalità ed adeguatezza alla gravità della violazione commessa» . Per questo, i penalisti italiani «intendono lanciare con forza questo grido di allarme», facendo convergere anche «il fondamentale ed insostituibile contributo dell’università», con l’obiettivo di «raccogliere e definire nel loro preciso contenuto quei principi fondamentali che definiscono nei suoi tratti fondamentali l’idea stessa del diritto penale liberale e del giusto processo». Un coinvolgimento, questo, che viene da lontano e in particolare dall’iniziativa dell’appello al Capo dello Stato Sergio Mattarella sottoscritto da 150 docenti universitari, contro la norma che abolisce la prescrizione dopo la sentenza di primo grado.
Di qui, dunque, l’iniziativa del Manifesto, che punta a fare chiarezza sulla corretta declinazione dei principi del diritto penale. In particolare, il terzo punto si concentra proprio sulla declinazione del diritto penale come irrinunciabilmente liberale: «Liberale è il modello di diritto penale che legittima l’intervento punitivo solo quando è strettamente necessario e proporzionato alle esigenze di tutela, oltre che rispettoso della persona che lo subisce».
In buona sostanza, dunque, secondo le parole del Manifesto, la coercizione della libertà individuale deve essere legittimata solo nel contesto «di una rappresentanza democratica, di istituzioni non onnipotenti che agiscono nel solco della separazione dei poteri». Questo e tutti gli altri punti del Manifesto verranno spiegati e dibattuti a Milano, con l’obiettivo di rappresentare un quadro compiuto dei principi, dei limiti e delle proiezioni sociali del sistema penale, che sono il cuore dello stato di diritto.