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Renzi e Orlando in una mattinata mettono in chiaro alcune questioni in tema di politica giudiziaria. Una svolta attesa forse dal 30 giugno di due anni fa, quando premier e guardasigilli illustrarono i "12 punti" delle riforme sulla giustizia. «Non è stato un dialogo tra sordi», commenta Orlando nel lasciare Palazzo Chigi a proposito degli incontri avuti da lui e dal premier con la delegazione dell'Anm guidata da Piercamillo Davigo e con il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin. I colloqui, fa notare poco dopo una nota della presidenza del Consiglio, «hanno rappresentato un'occasione di confronto e di riflessione sui temi della giustizia». Poche righe, due concetti: con il sindacato dei giudici si è discusso ma non ci si è fatti dettare la linea, e il fatto che, subito dopo l'Associazione magistrati, Renzi e Orlando abbiano visto il vertice del Cnf dimostra come il premier abbia «riconosciuto all'avvocatura un ruolo di pari dignità, nella giurisdizione, rispetto alla magistratura», come osserva Mascherin.Non ci sarà una guerra sulla giustizia, dunque. Non la dichiarerà Davigo, e l'ipotesi di uno sciopero dei magistrati tende a dissolversi. Il leader dell'Anm dice di aver «trovato diverse aperture, da parte del presidente del Consiglio, rispetto alle questioni da noi sottoposte». Il governo ascolterà i giudici su 3 dossier: estensione dell'innalzamento a 72 anni dell'età pensionabile per tutti i magistrati «finché non saranno coperti i vuoti d'organico», come chiesto da Davigo, misura che dovrebbe essere inserita nel milleproroghe se non in Finanziaria; e ancora, «legittimazione al trasferimento per i magistrati di prima nomina», che dovrebbe essere riportata a tre anni rispetto ai 4 indicati nel decreto Cassazione; infine, Davigo riferisce che il presidente del Consiglio «ha dato notevole disponibilità sulle risorse di personale anche ai fini della sua riqualificazione». Margine strettissimo invece per il nodo che più di tutti preoccupa l'Anm: la norma della riforma penale che prevede l'avocazione da parte del procuratore generale nel caso il pm non decida in 3 mesi se chiedere il rinvio a giudizio o l'archiviazione. «Previsione irragionevole, che rischia di creare ulteriori problemi per il personale all'interno delle Procure», secondo Davigo. Replica Orlando: «Abbiamo chiesto all'Anm se c'è l'indicazione di un possibile altro percorso, ma noi difendiamo questa norma perché c'è il diritto dell'imputato ad avere tempi certi», e sapere dunque se si chiederà di processarlo o di archiviare la sua posizione. Di fatto il governo ha così ricordato a Davigo che l'obbligo della decisione nei 3 mesi, pena l'avocazione, è stato un punto di mediazione. L'avvocatura aveva chiesto altro, come ricorda Mascherin: «La priorità era stata indicata da Cnf e Unione Camere penali nell'obbligo di iscrizione immediata dell'indagato nel registro delle notizie di reato, obbligo che la riforma non prevede». Anche per questo Davigo non è sembrato belligerante, a fine vertice. Tanto che alle domande sull'ipotesi sciopero ha replicato con un generico «non decidiamo né io né la mia giunta ma il direttivo dell'Anm». Improbabile che, in alternativa all'articolo 18 (divenuto poi, in Senato, articolo 17) sull'obbligo di avocazione, il sindacato dei giudici suggerisca proprio di inserire vincoli sull'immediata iscrizione a registro. Si aspetterà comunque la controfferta dell'Anm prima di calendarizzare di nuovo la riforma del processo a Palazzo Madama. Ma certo adesso le ombre più fitte paiono diradarsi.Il premier riconosce il ruolo sociale degli avvocatiDopo la mattinata di Palazzo Chigi i magistrati tornano a quello che nella realtà dovrebbero essere: un soggetto della giurisdizione al pari dell'avvocatura, non un legislatore supplente. A conferma che la svolta in questo senso sia assolutamente necessaria, arrivano gli impegni presi non solo da Orlando ma innanzitutto da Renzi su questioni centrali per la classe forense: «Ho trovato molto significative le parole che il premier ha espresso sul ruolo sociale dell'avvocatura», nota Mascherin, «un ruolo che ha portato giustamente, a suo giudizio, il Consiglio nazionale forense a sottoscrivere un protocollo d'intesa col ministero dell'Istruzione e a fare in modo che quella degli avvocati dunque la prima professione coinvolta nei progetto formativi di Alternanza scuola lavoro». Così come su equo compenso, legittimo impedimento delle avvocate in gravidanza e presenza con diritto di voto per la classe forense nei Consigli giudiziari, «è particolarmente significativo l'impegno assunto dal premier con la massima rappresentanza istituzionale dell'avvocatura».