Una vicenda agghiacciante, l’ennesima, riaccende il focus sul diritto alla salute negato dal sistema penitenziario e giudiziario. L’associazione onlus “Quei Bravi Ragazzi Family” ha presentato una denuncia che mette in luce il destino crudele di Carmine Tolomelli, detenuto morto a causa della mancanza di cure adeguate, nonostante una grave patologia cronica che avrebbe dovuto garantirgli un luogo diverso dal carcere e assistenza.

Il 24 febbraio 2024, Carmine Tolomelli è deceduto presso l’Ospedale San Martino di Genova, a seguito di un trasferimento d’urgenza dal carcere di Marassi ( Genova). La denuncia, redatta dalla compagna Immacolata Stasino – difesa dall’avvocata Guendalina Chiesi, vicepresidente dell’associazione – svela come le condizioni di salute del detenuto, gravemente compromesse da una malattia epatica cronica, siano state sottovalutate e trascurate dalle autorità competenti. Di fatto, una tragedia annunciata.

Già dall’aprile 2019, quando fu trattenuto con misura cautelare, Tolomelli soffriva di una cirrosi epatica grave, grado F4, con la presenza di due noduli iniziali, identificati come necrosi cronica nodulare e pronti a essere asportati per evitare la formazione di metastasi tumorali. L’evoluzione patologica, tuttavia, ha portato alla degenerazione dei noduli in veri e propri epatocarcinomi, peggiorando notevolmente le condizioni generali del detenuto.

Nonostante le numerose istanze presentate per la sostituzione della misura cautelare con quella domiciliare – istanze basate sulla necessità di un’assistenza medica specialistica, un regime alimentare adeguato e un monitoraggio costante della patologia – le richieste di adeguata tutela del diritto alla salute in carcere sono rimaste inascoltate. All’interno della Casa Circondariale di Tolmezzo, in provincia di Udine, secondo quanto si legge nella denuncia, i medici curavano Tolomelli somministrandogli Deursil e Omega 3, una terapia palesemente insufficiente per la gravità della sua condizione clinica.

“La patologia progrediva e Carmine veniva messo in lista per il trapianto del fegato”, scrive l’associazione Quei Bravi Ragazzi Family. Il giudice, forte anche del parere contrario del dirigente sanitario del penitenziario alla decarcerazione, pur essendo evidente la situazione clinica critica del detenuto, ha deciso di non procedere alla sostituzione della misura detentiva. L’aggravarsi della patologia portò, infine, al trasferimento di Tolomelli nella Casa circondariale di Marassi, dotata di un servizio di Assistenza Intensiva ( S. A. I.) che avrebbe dovuto garantire un supporto immediato alle sue condizioni, ormai in rapido deterioramento. E ciò, come scrive l’associazione, è a riprova della gravità delle condizioni di salute ormai degenerate.

UN INTERVENTO TARDIVO E INSUFFICIENTE

Solo il 23 febbraio 2024 il magistrato di Sorveglianza disponeva con ordinanza il provvisorio differimento della pena, decidendo per l’immediata scarcerazione del detenuto. Tuttavia, la decisione è giunta troppo tardi: Carmine Tolomelli, già in stadio terminale, è morto poche ore dopo il trasferimento, presso l’Ospedale San Martino di Genova. Le conseguenze di questa gestione sanitaria del tutto inadeguata sono state devastanti non solo per Carmine Tolomelli, ma anche per la sua famiglia e tutti coloro che credevano in una parvenza di umanità anche dietro le gelide sbarre carcerarie.

Come sottolineato dalla Presidente dell’associazione onlus “Quei Bravi Ragazzi Family”, Nadia Di Rocco, «Si tratta di una morte, questa, che ha lasciato a tutti l’amaro in bocca, in quanto certi che, se le condizioni di Carmine fossero state adeguatamente valutate e trattate, non lo avrebbero portato a una così rapida scomparsa». La denuncia evidenzia come il diritto alla salute, fondamentale per ogni cittadino, latiti brutalmente dietro i cancelli delle istituzioni carcerarie.

La drammatica vicenda di Carmine Tolomelli dovrebbe rappresentare l’ennesimo monito per riforme strutturali nel sistema di cura e assistenza sanitaria in carcere. Lo abbiamo visto anche in altri casi riportati su queste stesse pagine de Il Dubbio.

L’associazione “Quei Bravi Ragazzi Family”, attraverso la denuncia presentata, intende far luce su una realtà troppo spesso nascosta e sottovalutata, dove il diritto alla salute viene sacrificato a favore di burocrazia, gestione negligente e anche l’idea che il carcere sia il solo luogo punitivo possibile. Anche per i malati terminali. Nelle carceri italiane, ogni giorno, il diritto alla salute viene calpestato. Carmine non è il primo. Senza interventi, non sarà l’ultimo.