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Si conclude oggi il diario della Carovana per la Giustizia del Partito Radicale in Sardegna: domani si rientrerà a Roma. Intanto ieri nel carcere di Nuoro sono state raccolte 101 firme sulla proposta di legge per la separazione delle carriere. Terminiamo con alcune considerazioni di don Ettore Cannavera, già presidente dei cappellani sardi e presidente e fondatore della Comunità La Collina - che ospita ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni ai quali il Magistrato di Sorveglianza ha concesso di usufruire di misure alternative alla detenzione - al termine di una visita in carcere con una delegazione del Partito: «Qui alla Collina diamo un futuro che il carcere non può dare. Questo spirito l’ho maturato anche grazie a Marco Pannella e alla battaglie del Partito. Approfondendo la mia scelta evangelica ho capito che il Vangelo è radicale, nel senso che va a difendere i diritti fondamentali della persona: dalla libertà all’affettività; pur partendo da concezioni filosofiche diverse noi vogliamo insieme rendere l’uomo libero. È importante raggiungere i 3000 iscritti al Partito Radicale: io sarò tra quelli e quando il mio vescovo lo saprà gli ribadirò che mi sono iscritto perché sono cristiano. Il carcere purtroppo è diventato l’ultimo luogo in cui si racchiudono tutti quei soggetti le cui problematiche la società non sa affrontare. Perciò dico che è una discarica sociale. In carcere ci dovrebbero essere i veri delinquenti, invece ci finiscono i malati, i sofferenti, i disagiati, quelli che la società rifiuta. I politici e l’opinione pubblica vogliono per forza la galera, mentre non sanno che il vero recupero avviene in questo tipo di strutture che permettono una seria riabilitazione sociale».