PHOTO
Detenuto in carcere
Nel 2024, le carceri italiane fanno registrare un preoccupante aumento di malattie che mettono a rischio la salute dei detenuti.
Secondo i dati presentati dalla Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria (SIMSPe), le patologie più diffuse includono disturbi psichici, malattie infettive, diabete, obesità e tumori. A fronte del sovraffollamento, la situazione sanitaria appare sempre più critica.
Il presidente di SIMSPe, Antonio Maria Pagano, evidenzia come le principali problematiche riguardino anzitutto la salute mentale e la sofferenza psicologica, seguite da malattie gastrointestinali, diabete e obesità.
«Quando un detenuto entra in carcere, bisogna prendersi cura immediatamente della sua salute», spiega Antonio Maria Pagano, presidente di SIMSPe. Le sue parole svelano la preoccupazione di chi conosce bene questo mondo: «Le patologie psichiche sono le più devastanti. Poi vengono i problemi gastrointestinali, l’obesità, il diabete, causati spesso da un’alimentazione insufficiente e dalla mancanza di vitamina D».
I numeri sono impietosi. Quest’anno già 86 suicidi, un record che supera quello degli anni precedenti. Dietro ogni numero, c’è una storia, un volto, una sofferenza. Le malattie si moltiplicano in un sistema sanitario frammentato, dove ogni Azienda Sanitaria opera secondo logiche proprie, senza un coordinamento nazionale. Il professor Sergio Babudieri, direttore scientifico di SIMSPe, racconta di piccole vittorie nella battaglia contro le malattie infettive: «Con l’Epatite C possiamo ormai eradicarla completamente
in poche settimane. Per l’HIV, i trattamenti permettono oggi una qualità di vita simile a quella della popolazione generale». Eppure, dietro questi progressi scientifici, rimane lo stigma, la difficoltà di curare chi è stato «dimenticato» dalla società. «Abbiamo visto una recrudescenza di alcune infezioni», aggiunge il professor Giordano Madeddu. «Un terzo dei detenuti sono stranieri, e questo comporta il ritorno di malattie come la tubercolosi, soprattutto per chi arriva dall’Africa».
Le storie si intrecciano, i confini si assottigliano dentro quelle celle dove la salute diventa un diritto troppo spesso negato. Il progetto di SIMSPe è ambizioso: creare un servizio unico, con professionisti dedicati esclusivamente all’assistenza dei detenuti. «Vogliamo percorsi universitari che facciano comprendere la specificità delle carceri», spiega Pagano. «Non sono solo strutture di detenzione, ma luoghi dove la dignità umana deve essere preservata». Al XXV convegno “Agorà Penitenziaria 2024”, gli esperti hanno lanciato un grido d’allarme che va oltre i numeri. È una questione di umanità, di diritti, di quella sottile linea che separa la punizione dalla privazione della dignità.