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L’11 dicembre 2006 l’allora presidente dell’Ordine di Milano Paolo Giuggioli depositò per la prima volta in Italia un atto giudiziario in forma digitale. Ieri l’attuale numero uno dell’avvocatura milanese Remo Danovi e il presidente del Cnf Andrea Mascherin hanno celebrato a Palazzo di Giustizia il decennale del Pct.
Si è tenuto ieri pomeriggio, nell’Aula magna del Palazzo di Giustizia di Milano, il decennale del processo civile telematico, l’innovazione tecnologica più importante che abbia riguardato il sistema giustizia negli ultimi anni. L’evento è stato organizzato dall’Ordine degli avvocati di Milano che, per primo, ha fortemente creduto nelle potenzialità di questo strumento al fine di migliorare la risposta complessiva alla domanda di giustizia.
Dopo i saluti introduttivi da parte del presidente della Corte d’Appello Marina Tavassi, del presidente del Tribunale Roberto Bichi, del presidente dell’Ordine degli avvocati Remo Danovi e del presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin, il convegno ha ripercorso la storia del Pct che, proprio a Milano, ha mosso i primi passi. L’ 11 dicembre del 2006 l’allora presidente dell’Ordine Paolo Giuggioli effettuò, infatti, il primo deposito telematico. Si trattava di un decreto ingiuntivo.
Il presidente della Corte d’Appello di Brescia Claudio Castelli e il dirigente dell’Ordine di Milano Carmelo Ferraro hanno evidenziato i progressi fatti in questi dieci anni per un processo che vada oltre la carta. Nonostante iniziali ritardi e incertez- ze del ministero della Giustizia che nella prima fase, soprattutto in tema di risorse, è stato assai poco generoso, il Pct sta funzionando. Il 70 per cento degli avmento vocati milanesi è pienamente soddisfatto del sistema. Un numero decisamente elevato rispetto alla media nazionale. Segno che le nuove procedure tecnologiche sono state condivise, con un diffuso apprezzamento dei vantaggi in tema di trasparenza, autonomia e celerità dei tempi.
Attualmente sono 14.000 gli avvocati milanesi che utilizzano tale strumento. I quali, però, hanno evidenziato la necessità di riprendere lo sviluppo tecnologico iniziato dieci orsono con una radicale modifica della struttura dell’atto. Cioè giungere al passaggio da un atto dematerializzato ( trasformato in Pdf) a un atto completamente digitale. Questa innovazione permetterebbe di risolvere in radice anche il problema delle cosiddette “ copie di cortesia”, cioè le copie cartacee che gli avvocati devono consegnare ai giudici. La lettura a video, infatti, è oggi uno dei problemi più sentiti. Soprattutto quando si tratta di atti con decine di pagine e molti allegati.
Alla tavola rotonda sul futuro del Pct erano presenti anche il dirigente del ministero di via Arenula Francesco Cottone e il giudice del Tribunale di Milano Enrico Consolanti, entrambi consapevoli della necessità di riprendere il percorso dell’innovazione in armonia con i vari soggetti interessati, avvocatura in primis. Da più parti si è poi levata la richiesta di una migliore organizzazione delle cancellerie e del personale addetto allo sportello. Sul punto, in Italia la situazione è a macchia di leopardo, con realtà d’eccellenza ed altre dove, seppure a distanza di anni, il sistema fatica ad essere correttamente recepito.
Altro tema molto sentito, sia per gli avvocati che per i magistrati, è la gestione dell’assistenza. Oltre che della formazione e dell’aggiornamento. Ormai imprescindibile. Tutti d’accordo, infine, sul fatto che velocità ed efficienza vadano comunque sempre contemperate con la tutela delle garanzie costituzionali.