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Mai l’aumento delle pene ha fatto diminuire i reati. Non sfugge a questa regola la legge sull’“omicidio stradale”, un nuovo reato istituito dal Parlamento un anno fa in seguito a un’ondata travolgente di opinione pubblica.
Mai l’aumento delle pene ha fatto diminuire i reati. Non sfugge a questa regola la legge sull’“omicidio stradale”, nuovo reato istituito dal Parlamento un anno fa in seguito a un’ondata travolgente di opinione pubblica che voleva punire chi aveva ucciso dopo essersi messo al volante ubriaco o alterato da sostanze psicotrope. Risultato? Un disastro. Prima di tutto perché l’effetto deterrenza è stato un nulla ( diminuzione degli incidenti di circa il 3% e aumento in estate) se paragonato a quel 20% prodotto dalla legge Lunardi sulla patente a punti. Il carcere dunque spaventa meno di qualche ritocco alla permesso di guida? Evidentemente no, ma nessuno che non sia un terrorista sale in macchina pensando di andare a uccidere. Si pensa sempre che comunque, anche se si va a forte velocità, se si fanno smargiassate, se si è alterati, comunque ce la si cava sempre. Soprattutto i giovani, che spesso si sentono onnipotenti e non pensano alle conseguenze dei loro comportamenti. Ma nessuno vuole uccidere, ovviamente. Infatti il reato ( la norma ha modificato tre codici, quello della strada, oltre al penale e al codice di procedura) continua a chiamarsi “colposo”.
Il secondo motivo del fallimento della legge entrata in vigore il 25 marzo 2016 - come risulta da una ricerca ricca di dati e fonti della Repubblica - è l’effet- to prodotto, più che sui “pirati della strada”, sui cittadini che nello stress della normalità quotidiana delle autostrade o delle città soffocate dal traffico, incappano in piccoli incidenti. Che cosa succede infatti se si tampona un’auto il cui guidatore subisce il classico colpo di frusta e ottiene dal medico ( magari per gonfiare un po’ il danno a fini assicurativi) una prognosi di 40 giorni? Succede che nei confronti del malcapitato tamponatore si apre un bel fascicolo penale, proprio come se il suo comportamento fosse assimilabile a quello dell’ubriaco che fa strage di cittadini piombando loro addosso alla fermata dell’autobus. Non dimentichiamo poi che viene anche tolta la patente per almeno cinque anni, al termine dei quali occorre rifare l’esame.
Oltre a tutto, visto che i dati Istat piuttosto che di Polstrada o dei vigili urbani concordano sul fatto che quattro incidenti su cinque sono dovuti alla distrazione, e in particolare all’uso di smartphone, assurdamente il Parlamento ha eliminato l’aggravante per questo tipo di comportamento.
Che invece è al centro della bella campagna di prevenzione realizzata dalla società Tbwa spa “Sulla buona strada”, voluta dal ministero dei Trasporti e che ci accompagna quotidianamente in ogni trasmissione tv. Molto più utile di una legge sbagliata. Che ha creato un mostro giuridico contro il quale non si sono sentite le proteste di qualche “lucerna juris” né accesi scontri tra maggioranza e opposizione in Parlamento. Pochi hanno sottolineato che le norme adeguate c’erano già, anche se forse non erano applicate nel modo più punitivo, con il massimo della pena prevista dal codice, come avrebbero voluto i parenti delle vittime. Il che è comprensibile dal punto di vista emozionale, ma legiferare è altro. Ho sentito in una trasmissione radiofonica il presidente di una delle tante associazioni che hanno fortemente voluto questa legge dire che la cosa più importante è che la norma eserciti una pressione psicologica, una sorta di moral suasion, sui magistrati, per far loro capire la gravità di certi incidenti stradali. Il che è esattamente il contrario della laicità e della freddezza che sarebbero necessarie, sempre, nell’applicazione delle leggi. O qualcuno pensa che si faccia giustizia applicando sempre il massimo della pena? O trasformando l’omicidio colposo in doloso? C’è sempre una sorta di ricatto sotterraneo ( se fosse capitato a te non diresti così) nelle parole dei parenti delle vittime, di qualunque vittima. E siamo dalla loro parte. Ma non occorrono nuove leggi, la fattispecie penale esistente comprende già situazioni disparate tra loro. Mi piace sempre ricordare quel che diceva a noi studenti di Giurisprudenza il professor Giandomenico Pisapia, docente di Procedura penale: se in Inghilterra nevica si prende lo spazzaneve, in Italia si fa una legge speciale. Abbiamo rischiato di avere una normativa particolare per i sassi lanciati dai ponti in autostrada, ma non siamo stati risparmiati da quella sugli incidenti stradali. Che oltre a tutto, a dieci mesi dalla sua entrata in vigore, ha creato più danni che soluzioni.