«700 detenuti presenti, di cui 48 in alta sicurezza, e solo 250 unità di polizia penitenziaria impiegabili, di cui meno di 150 nei reparti detentivi. Ciò a fronte di un fabbisogno di 381 unità - Tra Aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria, incendi e soprattutto assegnazioni di detenuti per ordine e sicurezza provenienti dal Piemonte (ben 4 ergastolani). Questa oggi è la fotografia del Carcere di Genova Marassi». Lo dichiara Fabio Pagani, Segretario Regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria.

«Ieri intorno alle 17,30 un detenuto albanese, che solo una settimana fà aveva aggredito un ispettore e un agente con prognosi rispettivamente di (7 e 2 giorni), trasferito da (Biella prima a Novara) per le sue intemperanze, per ordine e sicurezza, giudicabile per reati di traffico sostanza stupefacenti, ricettazione, armi clandestine, ha prima dato fuoco alla cella con ben 4 materassi incendiati e fatto evacuare il piano terra della Prima Sezione (che conta 12 detenuti) messi in salvo dalla polizia Penitenziaria, all’interno del cortile Passeggi, un poliziotto ferito (trasportato al San Martino). Con non facile manovra la polizia penitenziaria ha salvato la vita anche al detenuto albanese, che nel frattempo si era chiuso in bagno sotto l’acqua della doccia (scenario apocalittico con fumo che ha invaso l’intero piano detentivo)».

«A ciò si aggiunge una guida approssimativa e non all’altezza della situazione da parte del comandante del reparto, oltre ad una gestione complessiva delle carceri del Distretto (Liguria/Piemonte/Valle d’Aosta) che reputiamo a tratti fantasiosa e spesso approssimativa e il quadro che ne emerge è a dir poco drammatico», spiega il segretario della Uilpa PP.

«Il personale è stremato, svilito nell’orgoglio e mortificato nel morale anche per l’insipienza dell’Amministrazione penitenziaria che appare inerte a fronte di una situazione operativa e organizzativa che è tangibilmente ben più grave di quella mediamente registrata a livello nazionale, che pure è disastrata. Continueremo a richiedere ai vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) interventi urgenti ed emergenziali che possano ridare respiro alla funzionalità del carcere di Genova Marassi già dalle prossime ore, ma anche alla politica e, in particolare al governo, l’adozione di soluzioni concrete e strutturali. L’esecutivo e tutte le forze parlamentari non dimentichino che oltre al detenuto Cospito ve ne sono altri 56mila a scontare la pena spesso in condizioni indecenti e che, soprattutto, vi sono 36mila operatori del Corpo di Polizia penitenziaria, in sott’organico, che pagano le pene dell’inferno per l’unica colpa di essere al servizio dello Stato», conclude Pagani.