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In diversi istituti penitenziari rimane ancor il problema che ogni bene del sopravvitto costa in media il doppio del normale acquistabile in un supermercato. Ma che cos’è? Per orientarsi dentro il carcere va detto che il suo ingresso comporta il ritiro, durante la perquisizione in casellario, del denaro e degli oggetti di valore, come collane, orologi, nonché di quelli non consentiti. Quanto prelevato alla persona viene depositato e custodito in cassaforte. Quindi la quantità di denaro posseduta al momento dell'ingresso è trascritta su di un libretto di conto corrente, che terrà traccia di tutte le future voci di entrata e uscita di denaro, ricevute o effettuate dalla persona reclusa. È utilizzando il denaro depositato sul libretto di conto corrente che la persona detenuta può procedere ad effettuare gli acquisti di beni all'interno dell'istituto, il cosiddetto sopravvitto. In tutte le sezioni dei padiglioni è infatti affisso in bacheca, il modello 72, un elenco di prodotti ( generi alimentari, detersivi, cartoleria, sigarette, etc.) che possono essere acquistati presso l’impresa all’interno dell’istituto. La cifra spesa, sarà addebitata sul conto corrente personale. Per la richiesta dei generi non elencati dal modello 72 è necessaria l’autorizzazione del Direttore dell’istituto il quale darà parere favorevole solo per giustificati motivi.
Il problema del ricorso al sopravvitto, come è emerso da alcune sentenze del Tar che hanno sospeso alcune gare relativo all’affidamento del servizio di mantenimento dei detenuti e internati degli istituti penitenziari, è da ricercarsi nel fatto che con tre euro e 90 viene garantita la colazione, pranzo e cena a ciascun detenuto. Viene da sé immaginare che nessuno di loro riesca a sfamarsi con quello che offre lo Stato. Motivo per il quale i detenuti sono costretti a ricorrere al cosiddetto “sopravvitto”. I prodotti in vendita sono gestiti di solito dalla stessa ditta appaltatrice che fornisce anche i generi alimentari per la cucina. Il problema è che i prodotti in vendita hanno cifre alte e non tutti i detenuti hanno la possibilità di acquistarli. Da anni i detenuti segnalano che i prezzi sono troppo cari, e da anni i volontari che provano a fare una verifica nei supermercati della zona hanno verificato che i prezzi interni al carcere sono uguali a quelli dei negozi. Apparentemente quindi sembrerebbe che il costo del ‘ sopravvitto’ rispetti l’ordinamento penitenziario, il quale recita: «I prezzi non possono essere superiori a quelli comunemente praticati nel luogo in cui è sito l’Istituto». Ma non è esattamente così. La regola dell’ordinamento è vecchia e andrebbe aggiornata. Era l’epoca in cui non esistevano i discount, e i prezzi erano accessibili. Oggi, soprattutto con la crisi economica, molte persone non possono permettersi di fare spesa nei negozietti e quindi ricorrono ai discount, oppure fanno acquisti nei mercati a Km zero dove hanno tagliato i costi del trasporto e distribuzione. Ma per i detenuti non è così. Per loro vale la dittatura del prezzo unico.