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Giuseppe Pignatone torna sul voto degli avvocati nei Consigli giudiziari
«Come si può pensare che la giustizia italiana sia ai livelli di altri Paesi europei quando i sistemi informatici e tecnologici sono arretrati e rigidi, quando da vent’anni non si fanno assunzioni ed il personale è sempre più vecchio, quando il carico di lavoro delle procure è otto volte superiore rispetto a quelli di altri Paesi, cifra che sale addirittura a dieci se riferito alla Cassazione? Dobbiamo rassegnarci ad arrivare ad una depenalizzazione riducendo alcuni reati. Troppe sono state le nuove figure di reato introdotte negli ultimi anni». Giuseppe Pignatone, già procuratore della Repubblica di Roma ed ora presidente del tribunale della Città del Vaticano, dal Festival dell’economia di Trento disegna la mappa delle inefficienze della giustizia italiana e propone di «ridurre il numero dei reati per far morire presto i processi prima che arrivino a dibattimento». Durante il faccia a faccia con l’ex ministro della Giustizia, Paola Severino, Pignatone ha ricordato come la tanto attesa riforma della giustizia sia ancora in stallo. «La carenza del 26 per cento di personale - spiega Pignatone - potrebbe essere coperta almeno in parte con l’istituzione dell’ufficio del processo: 17 mila assunzioni di assistenti per i giudici. Se le assunzioni sono fondamentali, così come la giusta distribuzione dei carichi di lavoro, è essenziale arrivare alla specializzazione dei giudici per la qualità della giustizia. E poi c’è la necessità di avere dei filtri nei ricorsi per i tre gradi di giudizio - conclude Pignatone - Dobbiamo evitare che la Cassazione arrivi ad occuparsi delle liti tra condomini per l’odore del pesce fritto».