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Può bastare una fotografia a stroncare un candidato premier? No. A meno che non sia quello stesso candidato premier a teorizzarlo. Luigi Di Maio ora si trova immortalato con il fratello di un pentito di camorra, in un ristorante finito nei fascicoli di pm anticamorra, in un contesto noto come dominio dei clan più efferati. Non conta nulla, non è un fatto che può avere valore politico. Peccato che proprio i cinquestelle descrivano situazioni del genere come imperdonabili. Le considerano sentenze senza appello - quando riguardano gli altri, certo. In questi casi, secondo il codice grillino, la pena è come minimo l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Eccesso giustizialista che per ora, nei confronti di Luigi Di Maio, nessuno ha invocato, per carità. Neppure i cinquestelle.Si capisce però quale sarebbe la difficoltà di un candidato premier normalmente scelto tra i parlamentari o gli amministratori del Movimento: sarebbe distrutto dal primo infortunio del tipo di quello capitato al vicepresidente della Camera. Non converrebbe, a Beppe Grillo, scegliere il front man al di fuori della propria scuderia? Sì, di sicuro. L'ideale sarebbe una figura inviolabile dalle malizie del pettegolezzo mediatico. Un magistrato magari. I nomi per giunta ci sono, il movimento li ha a portata di mano. Se ne possono fare almeno due: Piercamillo Davigo e Nicola Gratteri. Il primo chiuderà in primavera l'esperienza da presidente dell'Anm. Il secondo è procuratore di Catanzaro ma non manca di presidiare la scena pubblica con libri di successo sul narcotraffico e proposte di riforma annunciate come «rivoluzioni giudiziarie». Sono candidati perfetti. Altro che Di Maio, altro che Di Battista. Non dovrebbero esserci dubbi su dove andare a cercare il nome per Palazzo Chigi.Sia Davigo che Gratteri sono magistrati con una forte propensione politica. Il primo da quando guida il sindacato dei giudici è intervenuto spessissimo nella discussione sui partiti, sulla qualità della classe dirigente. Lo ha fatto quasi sempre con tono apodittico e molto severo. La sua visione può sintetizzarsi nell'assioma secondo cui la differenza tra i corrotti di oggi e quelli di Tangentopoli è che i primi non si vergognano. Ha anche fondato una corrente nella magistratura, Autonomia & Indipendenza, ispirata all'idea che la lotta alla corruzione equivalga alla lotta di classe, e più in generale su una forma sofisticata di populismo che punta a un radicale cambio di classe dirigente. Cosa c'è di diverso tra una prospettiva simile e quella dei cinquestelle?Gratteri sembrerebbe più indietro quanto a piattaforma ideologica. In compenso è assai più avanti col programma di governo: Renzi lo aveva nominato capo di una commissione per la stesura di proposte di riforma sulle leggi antimafia e anticorruzione. Lui anziché presentare la solita relazione conclusiva ha consegnato un codice in 850 articoli. Una maxi riforma della giustizia penale che nessuno si è mai sognato di scrivere. Qualcosa è anche finito nel ddl sul processo, in particolare l'estensione del dibattimento a distanza a uno spettro più ampio di soggetti.Sarebbero primarie molto interessanti. Misurerebbero il grado di estremismo giustizialista dell'elettorato grillino. E non è detto che il vincitore andrebbe a sfidare un politico tout court. Nelle mailng list della magistratura già da diversi mesi si profetizza la candidatura di Davigo a Palazzo Chigi. Ancuni vi affiancano quella di un altro magistrato, attualmente fuori ruolo: Raffaele Cantone. Più di un giudice, nel dibattito riservato tra colleghi, immagina che l'unica soluzione per un Pd sconfitto al referendum sarebbe l'attuale presidente dell'Anticorruzione. Di sicuro Cantone viene considerato da molti, e non solo dalle toghe, un patrimonio dell'attuale maggioranza, da non disperdere assolutamente. Primarie tra due pm dal carattere deciso, dunque, e finalissima contro un magistrato meno amato dai colleghi, per aver accettato dalla politica un incarico così visibile, ma pure molto conosciuto. Uno scenario fantapolitico preoccupante? Dipende dai punti di vista. Dal punto di vista dei cinquestelle, sarebbe la Repubblica dei sogni.