Attuazione della funzione istituzionale del Consiglio nazionale forense e concretezza nell’agire. Sono questi i due principi ispiratori che animano il programma della Commissione per le persone private della libertà personale del Cnf, coordinata dall’avvocata Francesca Palma. «Abbiamo voluto rimarcare questi principi – dice Palma - considerato il particolare momento che stiamo vivendo. Un momento di emergenza che richiede l’impegno e il coinvolgimento di tanti soggetti».

Avvocata Palma, i suicidi in carcere non si fermano. Rispetto a questa emergenza il Cnf ha intrapreso delle iniziative ben precise. Di cosa si tratta?

Il Consiglio nazionale forense, in persona del suo presidente Francesco Greco, attraverso la Commissione che coordino, composta dai consiglieri Leonardo Arnau e Tonino Gagliano, e dagli avvocati Antonella Calcaterra, Giorgia Montanaro, Angela Maria Odescalchi, Andrea Pallaver, Ninfa Renzini, Tonino Ricciardo e Loredana Satriani, con la collaborazione della consigliera segretario Giovanna Ollà, ha delineato l’attività istituzionale da svolgere individuando azioni concrete. Partiremo con un monitoraggio presso gli Ordini territoriali, finalizzato alla raccolta di alcuni dati informativi necessari alla costituzione di una rete di referenti ordinistici. Questa attività servirà pure ad individuare gli interventi da compiere nelle singole realtà locali e diffondere tra i Coa le buone prassi da seguire per la tutela dei detenuti.

Il ruolo degli Ordini dei avvocati è, dunque, fondamentale?

Certo. È stato chiesto ai Coa di indicare le caratteristiche delle strutture carcerarie esistenti nel circondario ove ha sede il Consiglio per l’eventuale istituzione di una commissione dedicata alla analisi delle problematiche relative alla esecuzione penale e alle condizioni dei detenuti all’interno delle strutture carcerarie. Sarà, inoltre, utile sapere se esistono dei protocolli stipulati con la direzione carceraria e-o con il Tribunale di sorveglianza e se sono in corso progetti finalizzati al miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti.

Ci sono stati dei primi riscontri?

La risposta favorevole al progetto da parte dei Coa è stata immediata. Già molti hanno indicato il referente e fornito una serie di dati. Il recente confronto con i Fori del Distretto di Genova, promosso dal Consiglio nazionale forense e svoltosi la scorsa settimana, ha rappresentato l’occasione per presentare il progetto e le attività della Commissione che coordino. A Genova abbiamo avuto un ulteriore riscontro in merito all’utilità delle iniziative messe in campo, trovando adesione da parte dei presidenti dei Coa liguri. Adesso occorre concretizzare e dar corso a quello che abbiamo pianificato e iniziato a condividere con l’avvocatura dei territori.

Quale sarà il passaggio successivo? Ci saranno altri soggetti che verranno coinvolti?

Completato il monitoraggio al quale facevo riferimento poco fa, si costituirà la rete dei referenti con lo scambio di esperienze che porterà alla individuazione di azioni per realizzare i migliori progetti possibili. L’avvocatura istituzionale sarà in grado di attuarli anche con il necessario supporto delle associazioni forensi, le quali, da sempre, operano nel settore. Inoltre, il presidente Greco ha già richiesto, in attuazione della delibera del plenum del Consiglio nazionale forense e su proposta della Commissione per le persone private della libertà personale, ai presidenti di tutte le Regioni e agli assessori regionali alla Sanità di estendere la partecipazione all’«Osservatorio permanente interistituzionale per la salute in carcere» ai rappresentanti degli avvocati di tutti i circondari del territorio. In questo modo potranno contribuire attivamente alla ideazione e all’attuazione dei programmi di tutela della salute delle persone private della libertà personale. Sono molto fiduciosa rispetto al fatto che tale invito troverà accoglimento da parte delle autorità sanitarie regionali. La Regione Veneto in passato ha già esteso la partecipazione a un rappresentante degli avvocati. L’esperienza dell’avvocatura può dare un apporto significativo per la prevenzione dei suicidi e, più in generale, per migliorare la vita dei detenuti. Siamo al tempo stesso consapevoli che la problematica attuale del sovraffollamento carcerario richiede ulteriori interventi da attuare con urgenza. A tal proposito è utile che ci sia un impegno da parte di tutti.

A cosa si riferisce?

L’attuale situazione di emergenza richiede alla politica l’emissione di provvedimenti altrettanto di emergenza, che non sono contenuti nel recente Dl n. 92/24, al quale si plaude per gli effetti che le nuove norme produrranno, ma a lungo termine, come l’aumento del personale di polizia penitenziaria, l’elenco delle strutture residenziali di accoglienza, la semplificazione delle procedure di liberazione anticipata. Credo che sia assolutamente necessario ed urgente rendere la detenzione meno degradante ed evitare gli effetti nocivi del sovraffollamento che squalificano il nostro sistema di giustizia e la società civile tutta.