Cercare uno “sponsor” al Consiglio superiore della magistratura per ottenere una nomina è per la toga una pratica “off limits”. Meglio saperlo per non incappare nella scure del disciplinare. Fra gli innumerevoli capi di incolpazione, oltre trenta, a carico dell’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvana Saguto c’è infatti anche questo. Non solo contestazioni a pioggia per aver gestito in maniera poco ortodossa i beni confiscati ai mafiosi ma pure l’accusa, formulata espressamente dal ministro della Giustizia Andrea Orlando in qualità di titolare dell’azione disciplinare per i magistrati, di aver voluto condizionare l’esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce al Csm per conseguire un ingiusto vantaggio di carriera. E’ il 2015 quando Saguto, nell’occhio del ciclone per il modo in cui amministra i patrimoni tolti a Cosa nostra affidandone la gestione ad un gruppo ristretto di suoi “fedelissimi”, cerca di sfilarsi dalla sezione Misure di prevenzione per puntare ad un altro incarico semi direttivo al Tribunale di Palermo. Come fare? Per Saguto la soluzione è a portata di mano. Fra i suoi ammini- stratori giudiziari c’è Alessandro Scimeca. A lui chiede di intervenire sull’ex onorevole palermitano di Forza Italia Giuseppe Fallica. Quest’ultimo, a sua volta, avrà il compito di intercedere su un non meglio specificato componente laico a Palazzo dei Marescialli per perorare la causa del magistrato. Il tentativo non andrà però a buon fine e Saguto sarà travolta insieme al suo “cerchio magico”. Una «condotta gravemente lesiva del prestigio della magistratura e dello stesso organo di autogoverno autonomo», si legge nell’atto di accusa della sezione disciplinare del Csm, con la quale Saguto «mirava a conseguire l’ingiusto vantaggio di aggirare l’imparziale ed indipendente valutazione del Csm circa la scelta del candidato». Saguto, prosegue la disciplinare, «non disdegnava il ricorso a metodi capaci di influire surrettiziamente sui componenti del Csm pur di canalizzare a proprio favore la scelta di tale organo e così ottenere l’incarico a cui ambiva». Ai primi di febbraio la sentenza. L’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo è assistita dall’avvocato Giulia Bongiorno. Il processo al Tribunale di Caltanissetta, iniziato invece ieri, vede imputati oltre a Saguto altre 13 persone per reati che vanno dalla corruzione alla concussione, dalla truffa aggravata al riciclaggio.