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Csm
Csm paralizzato. Il Csm è a un passo dalla paralisi. Nonostante gli sforzi del vicepresidente David Ermini, diventa giorno dopo giorno più difficile svolgere i lavori consiliari nella tempesta di polemiche che scuote Palazzo dei Marescialli ormai da un mese.
Caso Palamara
L’ultimo episodio in ordine di tempo riguarda il procedimento disciplinare a carico dell’ex presidente Anm Luca Palamara. Martedì si è tenuta la prima udienza per discutere della sospensione dallo stipendio e dalle funzioni del pm romano, indagato per corruzione a Perugia.
Fino allo scorso mese di maggio, cioè fino a quando alcuni giornali non hanno iniziato a pubblicare le intercettazioni dei suoi colloqui con alcuni consiglieri del Csm e i deputati dem Cosimo Ferri e Luca Lotti, è stato innanzitutto un potente rappresentante di Unicost, la corrente numericamente più importante della magistratura associata.
Nella memoria depositata due giorni fa alla sezione disciplinare si è difeso a tutto campo. Ha rivendicato il proprio operato, aspramente criticato dalla sua corrente e dalla stessa Anm, dichiarandosi parte attiva di un “sistema” in cui era naturale l’intelocuzione fra magistrati e politici per la scelta dei capi degli uffici, ed è poi passato al contrattacco ricusando due componenti del collegio disciplinare, i togati di Autonomia & Indipendenza Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita.
L'astensione di Cascini
Istanza di ricusazione sulla quale Ermini vorrebbe che il Csm decidesse in tempi rapidi. Ed è qui che emerge il problema: per definire il caso, il vicepresidente ha formato un collegio composto dai consiglieri Loredana Miccichè ( Magistratura indipendente) e Giuseppe Cascini ( Area).
Quest’ultimo, appresa la notizia, ha subito depositato una nuova richiesta di astensione che dovrà essere valutata ancora una volta da Ermini. Cascini si era già astenuto dal collegio disciplinare di Palamara, perché in passato aveva guidato l’Anm con il collega ( era segretario quando il pm romano sotto inchiesta era presidente).
Il suo posto era stato preso da Ardita. In caso di ricusazione, dunque, Ardita dovrà essere sostituito da un altro requirente nella sezione disciplinare. Ma, altro problema, allo stato al Csm non ce ne sono altri, essendosi dimessi a causa delle intercettazioni Antonio Lepre ( di “Mi”) e Luigi Spina ( di Unicost).
Lo stallo si potrebbe risolvere solo se Cascini revocasse la sua astensione, accettando di occuparsi della ricusazione di Ardita. Se così non fosse bisognerebbe aspettare fino a fine anno, dopo le elezioni suppletive, fissate a ottobre, in cui i magistrati voteranno per sostituire i togati del ruolo requirente dimissionari.
Una situazione, a memoria, di cui non si hanno precedenti.
Riguardo il pg della Cassazione Riccardo Fuzio, coinvolto anche lui in colloqui con Palamara puntualmente traslati dal segreto d’indagine ai giornali, ieri mattina non ha partecipato al Plenum. Fonti della Cassazione fanno sapere che ha chiesto un incontro al presidente della Repubblica.
La sua corrente, Unicost, la stessa di Palamara, ieri ha diramato un duro comunicato in cui ne chiede le dimissioni, bissando la nota già diffusa dall’Anm.