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Il Parlamento risponde all’appello del Presidente Sergio Mattarella, riavviando la discussione sulla riforma del Csm. Il primo dicembre è infatti prevista una sessione discussione generale in Commissione Giustizia, così come richiesto dai deputati Pierantonio Zanettin ( Forza Italia) e Enrico Costa ( Azione). A confermarlo il presidente della Commissione, Mario Perantoni ( M5S), secondo cui è necessario arrivare all'elezione del prossimo Consiglio, prevista a luglio 2022, con «un nuovo sistema elettorale che sostituisca quello attuale che ha favorito la spartizione correntizia dei seggi».
L’ultima riunione sul tema era stata ad ottobre, quando i capigruppo di maggioranza hanno incontrato la ministra per parlare, in particolare, del sistema elettorale. Lì la Guardasigilli aveva preso tempo per formulare le proprie valutazioni, ma l’appello di Mattarella ha reso ancora più evidente che il tempo a disposizione è pochissimo. «Dovremo sicuramente procedere a tappe forzate se vogliamo arrivare in tempo per l’elezione del prossimo Consiglio - spiega Costa -. È evidente che la delega mal si concilia con questo». La discussione, tra sessione di Bilancio ed elezione del Presidente della Repubblica, slitterà necessariamente a fine gennaio. «La delega, comunque, necessita di tempi minimi - aggiunge -, che non possono essere compressi.
La cosa migliore, dunque, sarebbe procedere con un testo già organico quanto meno per le parti che devono applicarsi subito, tipo la legge elettorale». Ma è fondamentale anche, come richiesto anche da Mattarella, che la magistratura recuperi autorevolezza. «Non mi pare che al momento ci sia molto senso di responsabilità - conclude Costa -. Le correnti si dividono sulla legge elettorale, perché devono trovare quella che più le valorizza. Comincio ad avere dei dubbi sul fatto che debbano esistere».
Per Vittorio Ferraresi (M5S), ex sottosegretario alla Giustizia, «la riforma non deve essere fatta per colpire le toghe ma per aiutare l’ordinamento e la magistratura stessa ad uscire da un periodo di difficoltà nel modo più trasparente e meritocratico possibile». La discussione, spiega, c’è, ma altri provvedimenti urgenti, tra i quali le riforme di penale e civile, hanno intasato la commissione. Ma arrivare alle prossime elezioni con una nuova legge elettorale, afferma, è possibile. «Meritocrazia e scelte più oggettive nelle nomine sono una priorità anche del M5S - conclude -. Chiaro che non devono essere scelte punitive o che invadono il campo dell’autonomia e l’indipendenza della magistratura, ma sicuramente servono criteri più trasparenti. Nei primi mesi del prossimo anno sicuramente avremo la possibilità di discutere nel merito e arrivare all’approvazione della riforma. O almeno noi siamo disponibili, perché per noi è una priorità».
Il calendario, però, è impietoso, evidenzia Zanettin. «Non c’è solo il nodo del sistema elettorale - sottolinea -, ma anche quello delle porte girevoli, dei giudizi di professionalità, cose sparite completamente dal dibattito negli ultimi mesi. Io credo che fra i partiti si possa trovare un’intesa, ma se non se ne parla è difficile». Il dibattito è infatti fermo a due riunioni: troppo poche per risolvere le cose in breve. Anche perché «a una crisi così profonda non si può rispondere solo con una legge - conclude -. Occorre anche uno sforzo etico da parte dei magistrati che non può essere scritto solo nelle norme. Bisogna evitare gli eccessi di politicizzazione e tornare a lavorare sulle carte, piuttosto che sulle ipotesi e sulla ribalta mediatica».
Per il dem Alfredo Bazoli, l’appello di Mattarella merita una risposta veloce: «È doveroso, dopo tutto quello che è successo, intervenire con coraggio e profondità per riformare in maniera significativa il funzionamento del Csm. Il sistema elettorale è, in questo momento, il tema più delicato sul quale la ministra si sta confrontando con la sua squadra per cercare di capire quale sia la soluzione migliore per evitare lo strapotere delle correnti», spiega. Dal canto suo il Pd ha proposto che nei consigli giudiziari l’avvocatura debba essere chiamata non solo a partecipare, ma anche ad avere diritto di voto e sulle valutazioni di professionalità «riteniamo che debbano essere introdotti dei criteri che tengano in considerazione gli esiti degli affari giudiziari, cosa ancora più doverosa alla luce della riforma del processo penale, che ha introdotto il criterio della prognosi della condanna per il rinvio a giudizio».
Per Cosimo Ferri, di Italia Viva, è però necessario intervenire profondamente: bisogna «ascoltare l’appello del Presidente Mattarella - commenta -, ma il Parlamento migliori il testo della Commissione Luciani, serve una riforma vera e che superi l’ipocrisia». Dal canto suo Fratelli d’Italia, dai banchi dell’opposizione, si dice pronta a riprendere la discussione. «Come FdI abbiamo contribuito con degli emendamenti al miglioramento del testo - spiega Carolina Varchi -, ma è abbastanza surreale che a distanza di quasi due anni dallo scandalo Palamara, che è solo la punta dell’iceberg, sia ancora tutto fermo. Votare il nuovo Csm con la vecchia legge sarebbe una sconfitta. Da parte di alcuni gruppi c’è un particolare interesse a che la riforma vada avanti, ma, a fronte di scandali che hanno messo in discussione la credibilità delle toghe e di tutto il Paese auspicavamo maggiore obiettività da parte del corpo della magistratura. Dobbiamo arrenderci all'evidenza che si vuole lasciar passare la piena affinché nulla cambi».