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Cosimo Ferri
La procura generale della Cassazione non ci sta e, nonostante la decisione della Camera dei deputati di dichiarare inutilizzabili le intercettazioni della famigerata notte all’Hotel Champagne che riguardano il deputato e magistrato in aspettativa Cosimo Maria Ferri, ha chiesto di sollevare il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, con la speranza di portare fino in fondo l’accusa nel procedimento disciplinare davanti al Csm.
Anche perché, ha sottolineato il pg Vittorio Sgroi, «non è solo questo il materiale di prova» su cui si fonda l’accusa a carico di Ferri. Com’è noto, la Camera, lo scorso 13 gennaio, ha stabilito che dagli «atti investigativi appare evidente che la direzione degli atti di indagine fosse volta in concreto ad accedere anche nella sfera delle comunicazioni del parlamentare Cosimo Ferri» e non solo a quelle di Palamara, in quel momento indagato a Perugia. E ciò perché è la stessa autorità giudiziaria, nelle richieste di proroga delle intercettazioni, a fare espresso riferimento a Ferri, il cui nome compare 341 volte.
Per il pg, però, da parte della Camera vi sarebbe stato «un processo alle intenzioni dell'autorità giudiziaria». Il dato cruciale, infatti, è che «mai è stato ipotizzato nei suoi confronti una minima correlazione rispetto ai fatti oggetto di questa indagine». E questo «lo dicono le sezioni unite civili della Corte di Cassazione per due volte» e «il gup del tribunale di Perugia». Secondo il pg, dunque, è necessario che la Consulta dirima la vicenda, che ha «una valenza più ampia e molto delicata perché accettare questo modo di intendere la prerogativa dell’articolo 68, terzo comma, significa» ricostituire «in qualche modo una sorta di immunità dal processo» e non dal singolo atto.
La difesa di Cosimo Ferri
Il difensore di Ferri, Luigi Antonio Paolo Panella, ha però evidenziato che «il tema non è se l'onorevole Ferri fosse in qualche modo indiziato di qualche delitto - ha detto -, il tema è se sia stato rispettato nel caso di specie l'articolo 68, terzo comma, della Costituzione, che vieta di intercettare i parlamentari».
Non solo, Panella ha evidenziato come la Corte costituzionale si sia già pronunciata nel caso del Presidente Giorgio Napolitano, «stabilendo che quando ci sono delle intercettazioni che sono state compiute in violazione delle prerogative parlamentari devono essere immediatamente distrutte e non hanno diritto di cittadinanza nel nostro ordinamento». Anche perché la Camera dei deputati, ed è questo l’elemento di novità rispetto a tutte le decisioni delle Sezioni Unite che hanno riconosciuto la casualità delle captazioni, ha votato sulla base del riscontro delle richieste di proroga delle intercettazioni, nelle quali era stata la stessa autorità giudiziaria di Perugia a fare riferimento alla necessità di proseguire le intercettazioni nei confronti dell’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, perché interloquiva anche con parlamentari. «Questo vuol dire che le intercettazioni sono state richieste ed autorizzate facendo espresso riferimento ai parlamentari e l’unico parlamentare con cui all’epoca risultano contatti era proprio Cosimo Ferri», ha spiegato Panella.
Il legale ha dunque chiesto il proscioglimento, in quanto l’azione disciplinare non poteva essere esercitata e non può essere proseguita, poiché l’atto di incolpazione del 23 giugno 2020 è pieno di riferimenti a queste intercettazioni, che secondo il Parlamento sono state effettuate in violazione dell’articolo 68 della Costituzione. Il Csm si è riservato la decisione.