Piercamillo Davigo è il vincitore assoluto delle elezioni per il rinnovo della componente togata del Consiglio superiore della magistratura. Su 8010 magistrati votanti, pari a circa il 90% degli aventi diritto, 2522 hanno dato fiducia allex pm di Mani pulite e attuale presidente di sezione in Cassazione. Fondatore di Autonomia& Indipendenza, la corrente nata nel 2015 dopo la scissione da Magistratura indipendente, Davigo ha sbaragliato la sua diretta concorrente, Rita Sanlorenzo, toga di Magistratura democratica: circa mille i voti di differenza fra i due. Un successo personale, a cui ha certamente contribuito anche la forte esposizione mediatica, che segna nei fatti lavvio della seconda Repubblica nella magistratura.Gli storici gruppi associativi, Unicost e Magistratura democratica, questultima confluita da qualche anno nel cartello delle toghe progressiste Area, escono fortemente ridimensionati. Unicost, il gruppo centrista, per la prima volta dopo decenni e al pari di Md, non avrà un rappresentante a Palazzo dei Marescialli fra i magistrati di legittimità.A far compagnia a Davigo per laltro posto spettante ai magistrati di Cassazione, Loredana Miccichè, toga di Magistratura indipendente. Per lei i voti sono stati 1761. Un tempo definita la corrente di destra, Mi si è ricollocata su posizioni moderate riuscendo ad intercettare il consenso dei tanti magistrati che svolgono il proprio lavoro senza condizionamenti ideologici. Definitivamente archiviati i tempi della contrapposizione fra toghe e politica, uscito di scena SilvioBerlusconi e le sue leggi ad personam, i magistrati hanno votato chi prometteva migliori condizioni di lavoro, carichi esigibili, tutele personali. Unapproccio di tipo sindacale che fotografa lo stato attuale della magistratura italiana. Tanti sono stati i segnali nei mesi scorsi di questo cambio di rotta. Solo per fare un esempio, la scarsa adesione fra le toghe allappello lanciato allepoca perlapprovazione dello Ius soli. Ma questi risultati elettorali sono anchelimmagine plastica delricambio generazionale in magistratura. Specchio di una società fluida in cui i vecchi schemi sono saltati. I magistrati del Sessantotto, quelli cresciuti con lidea che il diritto dovesse essere interpretato e non applicato, sono andati tutti in pensione. Ad accelerarne luscita, la riforma del Governo Renzi che abbassò da 75 anni a 70 letà massima per il loro trattenimento in servizio. Chi entra ora in magistratura lo fa dopo un lungo e faticoso percorso di studi, dopo aver svolto altre professioni, e ad una età nettamente superiore rispetto ad un tempo. Solo chi ha i mezzi e le risorse economiche può permettersi di affrontare il concorso in magistratura. Una volta entrato in servizio, il neo magistrato ha un rapporto con la professione di tipo burocratico, attento cioè alla corretta gestione dei fascicoli. In questi anni, il Csm ha tollerato di tutto da parte dei magistrati: esternazioni, conflitti dinteresse non dichiarati, abusi ed errori di ogni tipo. Solo su un aspetto è stato inflessibile: nel sanzionare il ritardo nel deposito nelle sentenze.Il voto, infine, è anche una critica al modo in cui Unicost e Area hanno gestito il ricambio ai vertici degli uffici giudiziari. Troppe le polemiche sulle nomine, con un Csm accusato di eccessiva discrezionalità. E questo il magistrato, soprattutto quello progressista, non lo ha perdonato. Oggi si proseguirà in Cassazione con lo spoglio per i giudici di merito e dei pm. Venerdì pomeriggio i risultati definitivi. Il 19 luglio le Camere in seduta comune inizieranno le votazioni per i componenti laici. Il nuovo Csm partirà lultima settimana di settembre. Con un dubbio interpretativo. Come farà Davigo, che fra poco più di due anni dovrà andare in pensione, a rimanere a Palazzo dei Marescialli fino al 2022, quando cioè scadrà la futura consiliatura?