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A scaldare gli animi durante la discussione di ieri al plenum del Csm le parole del togato Michele Ciambellini, secondo cui in discussione non c’era solo la nomina del procuratore di Roma, ma «l’assetto costituzionale» del Csm stesso. Ovvero la sua indipendenza esterna e interna, in tutte le sue componenti, compresa quella laica. «Oggi si parla della componente togata come l’unico problema che riguarda la solidità del Consiglio e la sua rispondenza al modello costituzionale - ha sottolineato -, ma la componente laica, che è quella a cui noi guardiamo con grande fiducia ora e in futuro per fungere da equilibrio, essi stessi hanno forse ancora più difficoltà a mantenersi lontani da tutti i centri di interesse che possono avere interesse a influenzare in consiglio. Perché non hanno quella tutto sommato è anche una protezione, che è la toga di magistrato, il disciplinare del magistrato».
Parole che hanno suscitato l’indignazione del laico Alberto Maria Benedetti: «Trovo molto gravi le affermazioni del consigliere Ciambellini ha sottolineato -, perché ha parlato di centri di interesse con riferimento ai laici di questo consiglio e parlando pure di una corazza che avrebbe protetto i togati, di cui non sarebbero portatori i laici. Spero che questa fosse un’affermazione paradossale, surreale, esemplificativa di un’idea sua. Perché l’esperienza dimostra che questa corazza non è che sia servita a molto. I laici di questo consiglio avranno sbagliato, ma non sono stati minimamente coinvolti in nessuno degli affari brutti di cui sono stati coinvolti togati componenti di questo Consiglio. Cominciamo a parlare del modello di togato che dovrebbe essere al Csm, vista l’esperienza di questa consiliatura, prima di parlare di modelli di laici».