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Rimane ancora annoso il problema della vaccinazione degli “invisibili”. Un conto è la teoria, ma nei fatti diventa impossibile. La teoria è che, in Italia, ad oltre 700 mila immigrati viene rilasciato il tesserino Stp ( Stranieri temporaneamente presenti), che garantisce l'accesso alle prestazioni sanitarie urgenti o essenziali tra cui le vaccinazioni. L'Stp viene infatti rilasciato agli immigrati irregolari con più di tre mesi di presenza in Italia ma anche a chi ha fatto richiesta di asilo ma non ha ancora i documenti. Ma diventa impossibile, dal momento in cui numerose regioni hanno le piattaforme on line che non prevedono l’accesso in assenza di codice fiscale e numero di tessera sanitaria. Dunque, pur avendo diritto alla vaccinazione, in pratica queste persone non possono accedervi. In alcune Regioni poi, come ad esempio in Friuli Venezia Giulia, si prevede l'inserimento dello Spid, il codice di identità digitale e, in altre, del numero di telefono cellulare certificato. “Con tali livelli di accesso- denuncia l'Associazione medici di origine straniera in Italia ( Amsi) - queste fasce di cittadini stranieri non in possesso di tessera sanitaria o altri codici richiesti non possono dunque prenotare la vaccinazione, pur avendone diritto, e nemmeno altre persone possono farlo a loro nome. Al momento, solo la piattaforma informatica dell’Emilia- Romagna prevede l'inserimento dei codici Stp, Eni e permessi di soggiorno temporanei”.
Un problema enorme. Intanto in Liguria arriva la proposta del capogruppo del Partito democratico in consiglio regionale, Luca Garibaldi. Ovvero vaccinare gli invisibili presenti in Liguria con il monodose Johnson & Johnson, coinvolgendo le associazioni e la rete dei servizi sociali per intercettare chi non è noto al sistema sanitario regionale. «Si stanno aprendo le vaccinazioni per ogni fascia d’età, pensiamo di vaccinare anche i turisti, tutti quelli che possono prenotarsi sono sufficientemente coperti - analizza Garibaldi - rimane il tema degli invisibili, migranti in attesa del riconoscimento del permesso di soggiorno o senza fissa dimora che non hanno accesso al sistema di prenotazione perché non sono negli elenchi del sistema sanitario regionale, non hanno un codice fiscale né una tessera sanitaria neppure provvisori».
Da qui la proposta, e lo fa tramite l’agenzia stampa Dire: «Bisogna intercettare tutte queste persone attraverso il mondo dell’associazionismo e la rete dei servizi sociali che ogni giorno si occupa di loro per offrirgli pasti, cure e un tetto. Bisogna offrire anche a loro la campagna vaccinale, proponendo il vaccino Johnson & Johnson perché è monodose e si tratta di persone che non è così facile intercettare una seconda volta per un richiamo». Trovare una soluzione per queste persone, prosegue Garibaldi, è imprescindibile: «Non bisogna lasciare indietro né dimenticare nessuno, il vaccino è un diritto universale, una regola di umanità nonché un tema di salute pubblica e una strategia epidemiologica importante per proteggere anche chi vive in condizioni di emarginazione e chi gli vive intorno. La Costituzione dice che vanno curati tutti gli individui, non tutti i cittadini».
Il consigliere spiega, inoltre, che il tema riguarda anche chi è in possesso di tessere sanitarie e codici fiscali provvisori rilasciati dalla Questura «perché non è detto che siano stati caricati nei sistemi regionali per la prenotazione». Garibaldi riconosce che si tratta di un tema di valenza nazionale, «ma è importante iniziare a lavorarci fin da ora e chiedere al governo e al commissario straordinario la possibilità di muoversi anche in questa direzione. Si tratta di pochi casi e poche dosi, ma è essenziale costruire una strategia per tutelare tutte le persone».
Un problema che riguarda i fragili e i senza fissa dimora. Non a caso, la scorsa settimana, una delegazione della Comunità di Sant’Egidio, guidata dal presidente Marco Impagliazzo, ha incontrato il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per il contenimento della pandemia. Nel corso del colloquio si sono «previsti percorsi per una vaccinazione che comprenda tutte le fasce della popolazione, con particolare attenzione ai più fragili, come le persone senza fissa dimora e chiunque abbia difficoltà ad accedere alla campagna nazionale». Lo fa sapere in una nota la Comunità.