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«Non do la sua morte come imminente, ma se il digiuno non viene interrotto è fatale che si vada incontro a quell’esito», ha raccontato la dottoressa Angelica Milia, medico di fiducia dell’anarchico Alfredo Cospito, a Luigi Manconi su Repubblica. L’uomo ha superato i cento giorni di sciopero della fame ed è stato trasferito dal carcere di Sassari a quello milanese di Opera, dove si può contare su un’assistenza sanitaria più efficace.
Ma lo Stato può forzare Cospito a nutrirsi in modo da scongiurane il decesso? Secondo la legge 219/2017, il paziente capace di agire ha il diritto di rifiutare qualsiasi accertamento indicato dal medico per la sua patologia, nonché di revocare in qualsiasi momento il consenso prestato, anche qualora la revoca comporti l’interruzione della cura. Rientrano in tale ambito, spiega l’Associazione Luca Coscioni, come da indicazione dell’Organizzazione mondiale della Sanità e delle società scientifiche italiane, la nutrizione e l’idratazione artificiale, in quanto somministrazione di nutrienti su disposizione medica e attraverso dispositivi medici. Ma qual è la situazione nel caso di Cospito? Ce la spiega il suo legale, l’avvocato Flavio Rossi Albertini: «L’uomo ha scritto in carcere due documenti, che io ho inoltrato al Dap, al Provveditorato regionale quando era ancora recluso in Sardegna e al Garante dei detenuti. In essi Alfredo ha espressamente dichiarato di voler rifiutare l’alimentazione forzata. Essendo un trattamento di natura sanitaria, qualunque soggetto può decidere se riceverlo o meno. A parer mio il diniego è insuperabile», spiega il legale. Che poi precisa: «Diverso è se avesse un arresto cardiaco: in quel caso immagino ci sia un obbligo giuridico dei medici di salvargli la vita». Chiediamo a Rossi Albertini se il diniego permanga anche nel caso in cui Cospito non possa più esprimere le sue volontà: «Secondo me neppure in caso di incoscienza lo si può alimentare forzatamente. Io conservo questo suo documento in cassaforte qui a studio. Immagini quanto possa pesarmi da un punto di vista etico e morale far rispettare una simile volontà del mio assistito. Spero veramente che non ci si debba arrivare».
A Radio 1 Rai l’avvocato ha aggiunto: «Cospito è stato visto da una sostituta processuale che ho nominato: lo ha trovato provato e ha appreso che ha deciso di interrompere gli integratori. Questa decisione mi inquieta, spero di farlo recedere». Sul dibattito che si è creato tra politica e magistratura: «Si è passati dalla questione giuridica alla fantapolitica», dice Rossi Albertini.«Pensare che un personaggio come Cospito possa fare intelligenza con la criminalità organizzata per mi sembra un’affermazione che va al di là di ogni ragionevolezza».
Sulla possibilità di sottoporre Cospito a un trattamento d’emergenza sono molto chiare anche le dichiarazioni rese dal presidente emerito della Consulta Giovanni Maria Flick a Sky Tg24: «Finché è cosciente non è assolutamente legittimo sottoporre forzatamente il detenuto a nutrizione». Ma soprattutto, interpellato dal Dubbio, Flick conferma che una Dat come quella di cui vi abbiamo dato notizia impedisce un intervento “salvavita” di nutrizione persino nel caso in cui l’anarchico perdesse conoscenza. Il quadro è insomma molto pesante anche rispetto alle responsabilità del governo: davvero contribuisce alla “causa” del 41 bis il fatto che una persona si lasci morire mentre è, in quanto reclusa, nelle mani dello Stato?