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Luca Palamara talpa procura perugia
Sappiamo, come avrebbe detto Pasolini, ma abbiamo anche le prove documentali del sistema spartitorio da anni attuato tra le correnti della magistratura all’interno del Consiglio superiore della magistratura. Abbiamo anche le prove del modo con cui le istituzioni coinvolte hanno deciso di “trattarlo”. I fatti sono eloquenti. Nessuno dei magistrati ordinari coinvolti nelle chat ( neppure Palamara) è stato indagato ai sensi dell’art. 323 c. p. Soltanto Palamara è stato espulso dalla magistratura e dall’Anm. I consiglieri suoi commensali all’Hotel Champagne, nella «notte della Magistratura», si sono dimessi dal Consiglio superiore della magistratura e ( tranne l’on. Ferri, per il quale si attende la decisione della Corte Costituzionale) sono stati puniti in sede disciplinare con sanzioni non espulsive. Eccetto il dott. Criscuolo ( sanzionato con l’interdizione per cinque anni), gli altri ex consiglieri si sono sottratti anche al giudizio disciplinare endoassociativo con il commodus discessus delle dimissioni, ammesso dall’Anm in immotivata violazione dell’art. 7 dello statuto. Al pari di una società segreta, l’Anm impedisce perfino ai suoi adepti di conoscere le numerose archiviazioni emesse dal Collegio dei Probiviri. Non si ha notizia neppure dell’attività disciplinare pubblica, in quanto il Procuratore Generale presso la Suprema Corte ha disposto la segretezza di tutte le archiviazioni, dopo avere statuito con improprio editto l’irrilevanza delle autopromozioni ( quelle con cui il giudice si raccomanda direttamente con Palamara, senza intermediari), smentita dalla Suprema Corte e dal Consiglio superiore della magistratura. A propria volta il Consiglio superiore della magistratura ha proceduto ai sensi dell’art. 2 della Legge delle Guarentigie nei confronti dei magistrati coinvolti nelle chat ( raccomandati e raccomandanti nonché consiglieri del Csm raccomandatari), rassegnandosi ( con qualche “salto mortale” giuridico) quasi sempre all’archiviazione, essendo più che evidente l’improprietà del procedimento riservato alle condotte incolpevoli, laddove è arduo rinvenire un atto più doloso della raccomandazione. Dal punto di vista istituzionale, si può pertanto concludere che, tolti Palamara e i suoi commensali ( non penalmente sanzionati), la raccomandazione tra magistrati ordinari e Consiglieri del Csm è stata fin qui giuridicamente ( se non espressamente ammessa, certamente) irrilevante; giacché come è noto, ( parafrasando R. Guastini) se una condotta vietata non è sanzionata, allora quella condotta è legittima.
Dopo tre anni dall’esplosione del caso Palamara, lo stato di fatto è dunque l’esatto contrario di quanto autorevolmente dettato dal Presidente della Repubblica. Il quale aveva per tempo avvisato che si era indotto a non sciogliere il Consiglio superiore della magistratura appena nominato ( ma così compromesso), soltanto per accelerare, con l’adozione dei pertinenti provvedimenti ( non solo) sanzionatori, la rinascita costituzionale del Sistema, ( più che minacciato) travolto dall’antisistema Palamara. In definitiva, non sarebbe esagerato affermare che oggettivamente Palamara e i suoi commensali sono stati condannati ( soltanto dal Csm)... per graziare i loro tanti correi. A differenza dello scandalo di Mani Pulite ( originato dalla c. d. corruzione ambientale), quello delle Toghe Sporche ( originato dalla maniacale ambizione personale, che corrode l’indipendenza), invece di provocare la rinascita mediante la necessaria epurazione e “vaccinazione”, è stato fin qui sopito e assorbito. La colonna vertebrale dello Stato, cioè la Magistratura, è stata ritenuta troppo importante per soccombere alla propria domestica scelleratezza ( too big to fail: troppo grande per crollare).
Le vicende che hanno destabilizzato la magistratura ordinaria trovano un preoccupante pendant in quelle che hanno sconvolto l’ambiente dei professori universitari, sottoposti in grande numero - proprio dai giudici! - a molteplici procedimenti penali ex art. 323 c. p. in ragione delle reciproche interferenze “baronali” ( imperdibile PresaDiretta 7 febbraio 2022), mentre per essi - siccome comuni mortali - è sub iudice perfino l’imputazione ex art. 416 c. p. Due mondi, due istituzioni pubbliche fondamentali che addirittura s’intersecano ( i giudici applicano ai docenti proprio quel diritto che taluni di essi hanno loro insegnato), una sola iattura. In forza dei principi costituzionali tutti i pubblici dipendenti sono tenuti ad applicare la legge: i giudici in primis non solo a rispettarla, ma anche a farla rispettare. Ma se, morto Dio, nessuno ormai crede al significato valoriale della legge quale espressione del potere sovrano dei cittadini, il nichilismo morale e giuridico ha finito per accreditare ( non solo in politica, ma anche) nell’amministrazione pubblica l’idea che le funzioni pubbliche ( proprio quelle più prestigiose e socialmente rilevanti) debbano costituire oggetto soltanto di «reciprocità contrattuale» ( L. Bruni), cioè del più utilitaristico do ut des. E ciò per farne oggetto sia di venale mercimonio ( come è avvenuto tipicamente con «Mani pulite» : la c. d. «corruzione ambientale» ), sia ( con indebite interferenze) di «autocorruzione propria» non venale ( A. Pagliaro) ma negoziata, rilevante quanto meno ai sensi dell’art. 323 c. p. ( anche nell’attuale sbiadita formulazione, frattanto apprestata). Sennonché una società che accetta di conferire le cariche pubbliche ai più potenti anziché ai più lodevoli è destinata all’autoconsunzione. E perché mai i cives dovrebbero osservare le leggi violate proprio dai Magistrati e dai loro Docenti? In definitiva il vero problema, quello più vistoso e grave, è la crisi del principio di legalità, su cui si regge l’assetto democratico dello Stato. Una questione che non è sfuggita all’attenzione delle forze politiche! Infatti al tavolo dell’Hotel Champagne, nella «notte della Magistratura», cospiravano, insieme a Palamara e ai consiglieri del Csm, l’On. Luca Lotti, rinviato a giudizio davanti al Tribunale capitolino e, nell’eccentrica veste di magistrato nonché di parlamentare, anche l’On. Cosimo Ferri! Che altro aggiungere?
* Già Sostituto Procuratore generale presso la Suprema Corte