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Si è svolta ieri mattina a Palazzo Spada la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio di Stato. La relazione del Presidente Alessandro Pajno ha offerto il ritratto di un sistema in grande trasformazione, in cui la giustizia amministrativa assume sempre più la dimensione di «servizio al cittadino», anche per l’aumento delle decisioni che riguardano questioni cruciali per il Paese. «Noi pensiamo - ha detto Pajno che i diritti rimangono solo sulla carta se non vengono garantiti effettivamente: serve un giudice che vegli sull’esercizio del potere, sulla qualità dell’amministrazione e sui servizi al cittadino: ambiente e tutela del territorio, diritto all’insegnamento di sostegno, immigrazione, unioni civili, tariffe dei servizi pubblici ( canone Rai e bollette gas ed elettricità, acqua), insomma che la tutela dei diritti fondamen- tali sia effettiva per tutti».
La giustizia amministrativa è, dunque, sempre più un “osservatorio qualificato” dei rapporti tra i cittadini e il potere pubblico in cui trovano accoglienza situazioni giuridiche fondamentali come cittadinanza sociale, immigrazione, nuovi diritti, unioni civili. «Ad esempio - prosegue Pajno - la III^ Sezione ha detto che i prefetti non hanno il potere di annullare le registrazioni di tali unioni. In questa materia la legge non forniva indicazioni univoche. La nostra sentenza invece dà un indirizzo chiaro alle Amministrazioni e ai cittadini». Per quanto attieni ai tempi, tema sempre molto dibattuto, in meno di due anni si celebrano due gradi di giudizio. Con una riduzione del 56% dell’arretrato dal 2010 ad oggi, pur con una scopertura d’organico del 38%. In materia di appalti pubblici i ricorsi sono decisi dal Consiglio di Stato in 198 giorni e dai Tribunali amministrativi in 154. Ciò è frutto di un nuova organizzazione del lavoro e, soprattutto, dell’applicazione del principio recentemente introdotto della sinteticità degli atti. I tempi rapidi per le decisioni smentiscono la vulgata che vuole il giudice amministrativo responsabile del mancato sviluppo dell’economia a causa dei suoi provvedimenti che “bloccherebbero” le opere pubbliche. Il problema è un altro: la “paura” di prendere delle decisio- ni da parte della Pubblica Amministrazione. «Troppe norme anche oscure» alla base di questa ritrosia decisionale per le quali bisognerebbe procedere con una seria opera di semplificazione.
Il Consiglio di Stato non svolge però solo attività giurisdizionale. Vengono infatti formulati pareri sui regolamenti governativi, alcuni ddl ( quelli che recepiscono le leggi comunitarie), sui decreti legislativi quando la legge delegante lo decide, tipo la legge “Madia” ( 18 pareri resi in media in 30 giorni) o sul nuovo Codice dei contratti pubblici ( parere di oltre 200 pagine). Il Consiglio di Stato si è occupato anche della questione dell’impugnabilità del quesito referendario del 4 dicembre.
Una annotazione importante riguarda la svolta digitale. Il 1° gennaio è partito il processo amministrativo telematico ( Pat). Una rivoluzione tecnologica e organizzativa. Da quest’anno, tutto viaggerà in digitale: dal primo atto del processo - la notifica del ricorso - all’ultimo atto - la firma e la pubblicazione della decisione. Il cambiamento, nelle intenzioni, dovrà portare vantaggi in termini di semplificazione, economicità, razionalizzazione delle procedure. Insomma, come ha dichiarato a margine della cerimonia Umberto Fantogrossi presidente dell’Unione nazionale avvocati amministrativisti, «la giustizia amministrativa sta meglio di quella penale e civile ma non possiamo fermarci a questa osservazione consolatoria». Oltre allo smaltimento dell’arretrato vanno abbattute le «barriere economiche e territoriali che rendono la tutela in giudizio un privilegio di pochi».