PHOTO
Stando alle ultime rivelazioni di LasciateCIEntrare - gruppo di associazioni che si occupa della detenzione amministrativa dei migranti - ad oggi lo stato di accoglienza in Italia, tranne rarissime eccezioni, è ancora estremamente carente. Secondo l'ultimo rapporto consultabile e scaricabile sul loro sito, i Cie rimasti operativi sono 4, ben al di sotto della loro capienza, e le condizioni di vita sono ulteriormente peggiorate. Nei Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) e nei Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) dove sono riusciti ad entrare in occasione della mobilitazione promossa per la Giornata Mondiale del Rifugiato, hanno riscontrato un generale peggioramento delle condizioni di vita dei richiedenti asilo.A febbraio del 2016, la campagna di LasciateCIEntrare, aveva pubblicato il report "Accogliere: la vera emergenza", frutto del lavoro di monitoraggio su accoglienza, detenzione amministrativa e rimpatri forzati e che ha riguardato Cie, Cara, Cas, Hotspots, Centri per i minori non accompagnati, nonché in alcuni casi e per ragioni di emergenza, anche i sistemi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Il quadro emerso è quello di un sistema accoglienza che in Italia non funziona, fonte di business e pensato in maniera tale da non produrre inclusione sociale, mantenendo gli ospiti, soprattutto i più vulnerabili, in condizioni di non raggiungere una propria autonomia. Un sistema ? denuncia sempre LasciateCIEntrare - che andrebbe ripensato in maniera strutturale, nella definizione dei percorsi, degli standard minimi da garantire ai richiedenti asilo, della definizione degli spazi di accoglienza, dei rapporti fra istituzioni ed enti gestori. Nel giugno 2016, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, la campagna di LasciateCIEntrare lancia la mobilitazione "#20GiugnoLasciateCIEntrare" i cui risultati sono riassunti nel rapporto pubblicato venerdì scorso.L'analisi rivela strutture ancora in gestione agli stessi imprenditori e operatori che operavano e operano al limite della legalità e del rispetto dei diritti umani, alcuni dei quali già "segnalati" nell'inchiesta e nel processo denominato "Mafia Capitale". In alcuni degli hotspot sono riusciti a entrare solo grazie alla disponibilità di alcuni parlamentari, negli altri è stato loro vietato espressamente l'accesso. Tuttavia non mancano realtà anche virtuose, ma quello che intende fare la campagna LasciateCIEntrare è continuare a denunciare un sistema ancora non "governato", incapace di rispondere in maniera strutturata al fenomeno dell'immigrazione.Il gruppo di associazioni denuncia che potrebbe esserci il rischio di un crollo imminente del sistema di accoglienza non perché connesso all'arrivo di troppi richiedenti asilo, ma perché organizzato in maniera disomogenea, priva di programmazione, affidata alla buona o alla cattiva volontà dei prefetti, condizionata dalla mancata applicazione di scelte politiche programmatiche ed efficienti. Quello che emerge dal loro dossier è un sistema allo sbando, incapace di guardare avanti e già pronto ad adeguarsi a volontà che poco o nulla hanno a che fare con il diritto internazionale. La denuncia di LasciateCIEntrare è molto forte: il timore che tale carenza sia la preparazione a una sorta di liquidazione del sistema di protezione, a un incremento dei rimpatri anche in paesi di transito o in cui i diritti della persona sono a rischio, ad una generalizzata esternalizzazione delle frontiere mediante accordi fra Ue e le peggiori dittature, per evitare l'arrivo di altre persone.Sono state 65 le richieste d'ingresso inviate dalla campagna LasciateCIEntrare alle diverse prefetture per visite ai centri d'accoglienza. A seguito delle richieste, le delegazioni della campagna sono riuscite a entrare solamente in 40 strutture. Mentre, nella altre, con diverse motivazioni, alle delegazioni non è stato autorizzato l'accesso. Come ad esempio nell'hotspot di Lampedusa dove il ministero dell'Interno ha vietato l'ingresso tramite una nota del 20 giugno 2016 con la seguente motivazione: "In considerazione della particolare fase di transizione organizzativa dovuta alla recente trasformazione in hotspot, sulla base delle indicazioni impartite dalla Commissione europea, non si ritiene opportuno, per il momento, consentire l'accesso al centro". Oppure nell'hotspot di Taranto dove sempre il Viminale ha riferito analogamente che: "alla particolare fase di transizione organizzativa dovuta alla recente trasformazione in hotspot, sulla base delle indicazioni impartite dalla Commissione Europea, non ritiene opportuno, per il momento, consentire l'accesso dei giornalisti al centro". E questo nonostante la richiesta di accesso fosse stata inviata come componenti della società civile e non come organi di stampa. In altri centri il divieto è arrivato direttamente dalle prefetture e le motivazioni principali per giustificare i dinieghi riguardano asseriti motivi di ordine pubblico. LasciateCIEntrare, inoltre, denuncia, sempre tramite il dossier, che alcune prefetture non hanno mai dato riscontro alle richieste di autorizzazione all'accesso, e la scelta degli attivisti è stata comunque quella di incontrare i migranti ospitati nei centri per verificarne le condizioni di accoglienza, e le criticità che da tempo lamentano e denunciano alla campagna. In alcuni casi, si legge, "ci si è ritrovati a incontrare i richiedenti asilo fuori dai centri e a riscontrare anche manifeste situazioni di ostilità da parte dei referenti degli enti gestori".Il dossier spiega che grazie alla disponibilità dell'europarlamentare Elly Schlein si sono effettuate visite a sorpresa negli hotspot di Lampedusa, di Trapani e nella caserma Caverzerani di Udine. A Roma è stato effettuato un ingresso a sorpresa nel Cas di Via dei Codirossoni con i parlamentari Stefano Fassina e Giulio Marcon. Mentre grazie alla disponibilità del senatore Marco Scibona, hanno effettuato una visita a sorpresa nel Cie di Torino. Il quadro evidenziato è estremamente negativo. In generale risulta una cattiva gestione dei centri, una carente assistenza sanitaria, poca attuazione della mediazioni culturali e percorsi di formazione quasi del tutto inesistenti. Il dossier denuncia che nel Cie di Ponte Galeria a Roma vengono ora detenute solo le migranti donne, in prevalenza provenienti dalla Nigeria e a rischio tratta. LasciateCIEntrare spiega che se nel 2015 si sono succeduti rimpatri nonostante le numerose istanze di sospensiva accolte rispetto ai provvedimenti di espulsione: nel 2016 questi sembrano essersi ridotti ma il rischio, stante gli accordi recentemente siglati con la Nigeria, che questi riprendano è forte. A Torino in più di una occasione sono transitati invece alcuni accusati di legami con il terrorismo e in quanto tali poi espulsi. Il gruppo di associazioni ritiene estremamente preoccupante (partendo comunque dalla presunzione di innocenza che viene comunemente non rispettata) che i Cie finiscano col fungere anche da luoghi di compensazione per simili problematiche.LasciateCIEntrare denuncia che nel 2016 diversi attivisti e membri della campagna hanno subito intimidazioni e pressioni per le relazioni pubblicate. Un esempio su tutti, la chiusura delle indagini preliminari a carico dei referenti dell'Associazione Ospiti in Arrivo di Udine per i reati d'invasione di edifici e favoreggiamento della permanenza di stranieri presenti illegalmente in Italia al fine di trarne "ingiusto profitto", "colpevoli" di aver accompagnato i migranti alla Caritas locale e aver "soccorso, sostenuto e fornito informazioni utili alle pratiche dell'asilo a richiedenti". La campagna di LasciateCIEntrare denuncia che pochi sono i parlamentari disponibili ad accompagnarli nelle ispezioni, pochissimi quelli che accettano di intervenire senza prima concordare intermediazioni con le prefetture e gli enti gestori. Una stagione ? conclude il dossier - assolutamente preoccupante, complessa e dura non solo per i rifugiati, ma per chi opera e cerca di trovare una soluzione all'accoglienza e al ripristino dei diritti umani all'interno della "Fortezza Europa".