La seconda sezione della Corte di Assise di appello di Roma ha condannato a 15 anni e due mesi di carcere Finnegan Lee Elder e a 11 anni e 4 mesi Gabriele Natale Hjorth, i due studenti statunitensi accusati dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega avvenuto a Roma il 26 luglio del 2019. Lo hanno deciso, dopo quattro ore di Camera di Consiglio, i due giudici togati (Neri, Tursi) e i sei giudici popolari: presenti in Aula i due imputati e i loro padri, venuti dagli Stati Uniti. Si tratta del secondo processo di appello, dopo che la Cassazione aveva stigmatizzato pesantemente le motivazioni della prima decisione di secondo grado. In pratica si è passati da una condanna in primo grado all’ergastolo, ad una a 24 e 22 anni in secondo grado, e poi a questo pesante ridimensionamento. Ciò è stato possibile perché sono cadute le aggravanti e così si è potuto accedere allo sconto di pena previsto per il rito abbreviato.

In sostanza, come sempre affermato dalle due difese, i due giovani non sapevano che quella notte si trovavano davanti a due carabinieri. È stata così sconfessata la versione del collega di Cerciello, Andrea Varriale, che aveva sempre sostenuto che quella notta si erano qualificati come militari e avevano mostrato il tesserino. «La decisione pronunciata oggi ha evidenziato una qualificazione giuridica delle condotte di quella tragica sera certamente più aderente alle effettive responsabilità di Finnegan - ha detto l’avvocato Roberto Capra -. Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza, ma possiamo affermare che il riconoscimento di uno dei punti fondamentali del processo, vale a dire che Elder non abbia potuto conoscere lo status di appartenente alle forze dell’ordine del vicebrigadiere Cerciello, consente di leggere i fatti in modo diverso. Dispiace aver dovuto attendere ben cinque gradi di giudizio per vedere riconosciuto ciò che il ragazzo americano ha detto sin dal primo interrogatorio».

Ha aggiunto il suo collega Renato Borzone: «Ci sono voluti purtroppo cinque anni ma oggi siamo molto contenti perché non solo è stato confermato il dispositivo della Corte di Cassazione ma è stato riconosciuto quello che noi fin dall’inizio abbiamo detto e cioè che non avevano capito che si trattava di carabinieri. Quindi siamo soddisfatti e dobbiamo ringraziare questa Corte che è stata onesta, e per la prima volta abbiamo avuto una corte che può andare a dormire tranquilla. Era importante dare conferma anche all’opinione pubblica internazionale che in Italia ci sono anche magistrati che sono attenti al recupero del detenuto per avere un’ulteriore chance nella vita. Chiaro è che Finnegan Elder dovrà scontare ancora anni in prigione e questo per le sue caratteristiche personali sarà una ulteriore sofferenza, però pur nella differenza delle posizioni consentitemi di esprimere dolore e dispiacere anche a nome della famiglia Elder per la scomparsa del carabiniere morto». Ha concluso: «Elder dopo la sentenza mi ha detto che era terribilmente stressato ma si rende conto che una pena la meritava e che la sentenza è più giusta delle precedenti».

Il commento del padre di Elder Finnegan: «Non c’è stato giorno in questi cinque anni di carcere che non abbiamo pensato a quello che è successo - ha dichiarato Ethan Finnegan, padre di Elder –. Non bisogna dimenticare che questo processo è collegato alla tragedia della morte di una persona, al lutto della sua famiglia e anche di tutti noi. Abbiamo comunque ritenuto giusto continuare a cercare di fare emergere la verità dei fatti per essere in qualche modo d’aiuto per Elder: mio figlio, fin dal primo momento, ha dichiarato che non aveva capito che erano carabinieri e di aver reagito ad un tentativo di bloccaggio. Ma non riusciva a darsi pace perché nessuno gli credeva. Mi auguro che, pur pagando per l’errore commesso, si apra per lui anche una speranza di vita per il futuro».

Per Francesco Petrelli, difensore di Natale, «si tratta di un ridimensionamento assai importante in termini di pena, dimezzata. Siamo passati da 22 anni a 11 anni ed è per noi una soddisfazione. C’è stato un ridimensionamento soprattutto sotto il profilo della responsabilità perché il riconoscimento del concorso anomalo significa sostanzialmente passare dal dolo alla colpa. Al ragazzo si muove solo un rimprovero per non avere previsto quello che sarebbe potuto accadere e degenerare in un modo così drammatico. Leggeremo le motivazioni ma sicuramente ricorreremo in Cassazione». Per il suo collega Fabio Alonzi, «è stata esclusa completamente la ricostruzione fin qui sostenuta dell’accusa pubblica e privata di una piena responsabilità concorsuale del nostro assistito. Quando si parla di concorso anomalo si parla di una responsabilità di fatto di tipo colposo».

Il procuratore generale Bruno Giangiacomo ha commentato al Dubbio: «Verificheremo se fare ricorso per Cassazione, sicuramente per Elder è stato accolto tutto quello che poteva essere accolto. Sulla posizione di Natale mi sorprende che siano state tolte tutte le aggravanti».

«A noi interessava una affermazione di responsabilità per entrambi - ha invece affermato Franco Coppi, legale della moglie di Cerciello Rega -. Non abbiamo mai fatto questioni di pena. La Corte ha riconosciuto la responsabilità sia dell’uno che dell’altro, anche se per Natale con un titolo di reato diverso. Questo era quello che a noi parti civili interessava». La donna, presente in aula, ha lasciato la corte d’Appello senza fare dichiarazioni.