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C’ègrande attesa per le parole che domani mattina il capo dello Stato pronuncerà al plenum del Csm. Un plenum straordinario convocato per l’insediamento dei due componenti togati di Autonomia & indipendenza, l’ex direttore generale del ministero della Giustizia Giuseppe Marra e il consigliere della Corte d’appello di Napoli Ilaria Pepe, in sostituzione dei dimissionari Corrado Cartoni ( Magistratura indipendente) e Pierluigi Morlini ( Unicost), travolti dopo la pubblicazione dei loro colloqui con Luca Palamara, registrati tramite il trojan attivato sul cellulare di quest’ultimo. In particolare, da Sergio Mattarella ci si attende un intervento, in questo difficilissimo momento per la magistratura italiana, che si soffermi anche sull’operato della Procura generale della Cassazione.
Il pg Riccardo Fuzio ha esercitato nei giorni scorsi l’azione disciplinare nei confronti di tutti i togati coinvolti nella vicenda Palamara. Nei confronti dell’ex presidente dell’Anm, attualmente pm a Roma, è stata richiesta anche la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. Su Fuzio, però, “pesa” un messaggio del 16 maggio scorso, inviato all’ex togato di Unicost Luigi Spina: «Digli di non fare niente e quando torno lo chiamo», sarebbe il segnale recapitato da Fuzio pera Palamara, che lo cercava tramite Spina per avere informazioni sull’indagine di Perugia dove è accusato per corruzione. Qualche giorno dopo Fuzio, che era in missione all’estero, rientra a Roma e il 27 maggio incontra Palamara nel suo ufficio.
Tre giorni dopo l’inchiesta viene svelata con un’operazione eseguita dalla Guardia di finanza, che perquisisce la casa e l’ufficio di Palamara, mentre notifica a Spina un invito a comparire per rivelazione di segreto e favoreggiamento.
Fuzio nega “anomalie” in quel colloquio che avrebbe avuto come oggetto soltanto le dinamiche della corrente di Unicost in Cassazione, visto che entrambi appartengono allo stesso gruppo. Nessun accenno alle vicende giudiziarie di Palamara.
«Il Capo dello Stato mi stringerà la mano e sarà chiaro a tutti in quel momento che il mio nome è pulito», avrebbe detto l'altro giorno Fuzio ad alcuni colleghi, secondo quanto riportato ieri da Repubblica. Un’affermazione che è stata subito smentita dal diretto interessato. «Appare evidente – si legge in una nota della Procura generale - che mai il procuratore generale avrebbe potuto coinvolgere il capo dello Stato, che è anche presidente del Csm, in vicende relative a procedimenti disciplinari in corso su ogni altro aspetto connesso.
La Procura generale trattiene, in materia disciplinare, corretti e leali rapporti istituzionali solo con il ministro della Giustizia Bonafede, co- titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati». A questo punto solo la completa discovery degli atti di Perugia, a partire dal colloquio del 27 maggio, potrà diradare le nebbie che si stanno addensando su piazza Cavour.