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Niccolò Ciatti
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 41316/ 2022 depositata il 2 novembre, è intervenuta sulla vicenda di Niccolò Ciatti, ucciso a Loret del Mar ( Spagna) nell’agosto 2017. Lo ha fatto annullando senza rinvio l’ordinanza di scarcerazione per Rassoul Bissoultanov, cittadino ceceno accusato dell’omicidio, emessa dalla Corte d’assise di Roma il 21 dicembre 2021. Il ricorso davanti alla Suprema Corte è stato proposto dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma. Ciatti è morto dopo essere stato preso a calci e pugni all’uscita di una discoteca nella cittadina della Costa Brava.
Gli avvocati Agnese Usai e Massimiliano Stiz difendono la famiglia Ciatti. Per la precisione, Usai i genitori e la sorella di Niccolò, Stiz i nonni materni. «L'annullamento senza rinvio – spiegano al Dubbio i legali - è stato pronunciato poiché il difensore dell'imputato non aveva notificato l'istanza di scarcerazione, come previsto dall'articolo 299, commi 2 bis e 3, del Codice di procedura penale, ai genitori di Niccolò Ciatti già costituiti».
Il tema della notifica rappresenta uno snodo importante su cui si è basata la decisione dei giudici della Cassazione (presidente Monica Boni, estensore Domenico Fiordalisi). «L'omessa notifica – dicono Usai e Stiz - ha impedito ai signori Ciatti di far valere le proprie ragioni in tale sede depositando memorie, oltre che ledere i profili di salvaguardia della incolumità della persona. Proprio per questi motivi la norma citata prevede l'inammissibilità dell'istanza di revoca della misura cautelare non notificata e tale inammissibilità investe tanto il corretto formarsi dell'iter procedimentale di tipo cautelare, quanto la legittimità del provvedimento che ha disposto la liberazione di Bissoultanov».
La Cassazione è stata molto chiara sull’esigenza di garantire la tutela processuale attraverso il deposito di scritti difensivi. «La tutela offerta alla vittima – scrivono i giudici di piazza Cavour -, infatti, ha una valenza che supera i diritti di informazione, risultando piuttosto espressione di una tutela processuale connessa a profili di salvaguardia della incolumità della persona, rafforzata dalla possibilità di portare all’attenzione del giudice circostanze rilevanti tramite il deposito di memorie».
Nelle considerazioni del Supremo collegio si evidenzia, altresì, a sostegno della tesi della Procura, che «la difesa dell’imputato non aveva notificato la richiesta di revoca o di sostituzione della misura cautelare ai prossimi congiunti della vittima o alla persona a questa legata da relazione affettiva e stabilmente convivente, nonostante questi avessero presentato memorie e si fossero costituiti nel processo».
Quanto stabilito dalla Corte di Cassazione soddisfa fino ad un certo punto i legali della famiglia Ciatti. Bissoultanov è libero e si pongono consistenti interrogativi sulla possibilità che possa scontare in Italia la pena. «Questa sentenza – commentano gli avvocati Usai e Stiz - rappresenta una triste vittoria. Vittoria se si pensa che, solo a seguito della memoria redatta dai difensori dei genitori di Niccolò Ciatti, la questione risolutiva è stata sollevata innanzi la Cassazione dalla Procura di Roma, ma anche perché è oramai sancito che la liberazione è stata disposta non correttamente. Triste in quanto l'aver sancito che la liberazione è stata ingiusta non riporterà l'imputato nella disponibilità della giustizia per scontare la giusta pena. Bissoultanov si è reso nel frattempo latitante rispetto alla sentenza di primo grado del Tribunale spagnolo. Come noto, le vicende delle varie carcerazioni e scarcerazioni del Bissoultanov sono lunghe e complesse. Quel che è certo, però, è che ora sarà quanto mai difficile far eseguire la pena».