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«Oggi ( ieri per chi legge, ndr) ho presentato una istanza ai capi degli uffici giudiziari di Napoli, il presidente del Tribunale Elisabetta Garzo ed il presidente della Corte d’Appello Giuseppe de Carolis di Prossedi, per conoscere cosa abbiano fatto gli impiegati amministrativi dal 9 marzo ad oggi», dichiara al Dubbio Antonio Tafuri, presidente dell’Ordine degli avvocati del capoluogo campano. «Lo scopo della richiesta – puntualizza Tafuri – è quello di valutare la compatibilità del “lavoro agile”’ con il sistema giustizia». La richiesta del presidente degli avvocati napoletani arriva all’indomani della notizia che la casella di posta elettronica del Tribunale di Napoli aveva esaurito lo spazio a disposizione, creando notevoli disagi per il deposito degli atti. Il Covid- 19, come più volte sottolineato, ha messo in evidenza le criticità dello smart working nel comparto giustizia. Il personale amministrativo, ad iniziare dai cancellieri, per svolgere quasi tutte le incombenze, quindi anche lo “scarico” della posta, deve essere fisicamente presente in ufficio, non essendo stato abilitato dal ministero della giustizia, per motivi di sicurezza, all'accesso alla Rete unica della giustizia. E mentre i magistrati devono recarsi in ufficio per effettuare le udienze, seppur in modalità “a distanza”', il personale amministrativo, in ossequio alle note disposizioni sul distanziamento sociale, no. L’unica attività svolta, nella Fase uno, è stata quella di “presidio”. La ripartenza della Fase 2 è ora a “macchia di leopardo”. Il presidente Garzo, comunque, con un provvedimento d’urgenza ha disposto la rimessione nei termini per gli atti che non è stato possibile depositare. «La trattazione scritta dei procedimenti ha contribuito ad intasare ancora di più la casella di posta del Tribunale», aggiunge Tafuri, rammaricandosi che almeno in questo particolare momento nel civile non sia stato autorizzato «il deposito cartaceo». E sempre a Napoli, ieri mattina, si è svolto davanti al Palazzo di giustizia un flash mob degli aspiranti avvocati che hanno manifestato contro le lungaggini per la correzione degli elaborati scritti dell'esame per l'abilitazione all'esercizio della professione forense. «Ad oggi non sappiamo nemmeno con quali modalità procede la correzione, se de visu o in maniera telematica» , hanno fatto sapere.