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Nel carcere di Torino ho visto «un reparto inguardabile per la sua disumanità». Queste le parole della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, dopo la visita al reparto cosiddetto «filtro» del Lorusso e Cotugno, riprese in una nota del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. «Fin dal 2017 il Garante nazionale chiede la sua chiusura senza che le autorità penitenziarie e sanitarie abbiano adottato azioni risolutive: il Garante auspica che l’intervento della ministra dia un chiaro impulso per la chiusura del reparto», ha scritto il Garante. Accompagnata dalla neodirettrice della casa circondariale Cosima Buccoliero, dal vice comandante della Polizia penitenziaria, Maurizio Contu, dalla Provveditrice Rita Monica Russo e dalla Garante dei detenuti Monica Gallo, la Guardasigilli ha visitato ieri alcuni padiglioni del carcere e ha incontrato il personale della casa circondariale. Un viaggio che come definito dalla direttrice Buccoliero “rimane uno tra gli Istituti italiani più difficili ma che va considerato anche ” finestra sulle opportunità”, al cui interno, se pur presenti urgenti criticità vi sono sono anche eccellenze. La ministra ha attraversato i padiglioni di alta sicurezza (A-B-C) ma anche avuto modo di vedere gli spazi di camminamento e le aule universitarie dove si tengono le lezioni. «Non è tempo di distinzioni né contrapposizioni inutili in carcere. Le difficoltà in questo carcere sono tangibili ma se c’è una forza, una sinergia, una collaborazione, una cooperazione e uno spirito di unità come quello che mi è stato segnalato, facciamo in modo che diventi il paradigma per il cammino che ci attende», ha detto la ministra. «Il nesso tra educazione, rieducazione e sicurezza è un nesso fortissimo e se invece che rieducare investissimo di più sull’educazione avremmo bisogno meno di rieducare», ha sottolineato la guardasigilli incontrando i ragazzi del Sermig di Ernesto Olivero ai quali ha parlato, sollecitata da una domanda, della sua visita al carcere torinese. «Non possiamo negarci che ci sono condizioni che rendono davvero difficile che la pena raggiunga davvero il suo scopo che è quello di dare una seconda opportunità a chi ha sbagliato - ha detto Cartabia - ci sono in quel carcere delle esperienze bellissime che accompagnano i detenuti in quella direzione ma ci sono dei bracci in quel carcere in cui credo sia veramente difficile che quel tempo passato reclusi senza una proposta possa raggiungere quell’obiettivo costituzionale». «Ho visto un reparto A inguardabile per la disumanità tanto per le condizioni in cui deve operare la polizia penitenziaria quanto per quelle in cui si trovano i detenuti ma ho anche visto il volto di un ragazzo che il 30 marzo si laurea dopo aver svolto un percorso di studio proprio all’interno del carcere. La speranza è allargare lo sguardo per vedere gli aspetti positivi - ha concluso la guardasigilli - e sono fiduciosa che il carcere possa diventare ciò che la costituzione prevede che sia».