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Era gravemente malato, cardiopatico e in forte sovrappeso, tanto da muoversi con le sedie a rotelle, con tanto di assistenza alla persona. Sabato mattina il 63enne in condizioni di disabilità ha smesso di respirare nel carcere di Velletri dove avrebbe dovuto scontare una pena per rapina e ricettazione fino al 2024. Ad accorgersi del fatto è stato il suo compagno di cella che dopo aver tentato varie volte di chiamarlo senza ricevere risposta e non sentendolo più respirare ha dato l’allerta.
Grazie al tempestivo intervento dell’Agente di sezione, si è subito recato sul posto il personale sanitario che ha immediatamente attivato tutte le procedure di emergenza e tentato di rianimare il detenuto, ma purtroppo i tentativi di salvataggio si sono rivelati inutili, il detenuto è stato giudicato dal personale sanitario deceduto. A darne notizia sono i sindacalisti Carmine Olanda e Ciro Borrelli dell’Ugl Polizia Penitenziaria che denunciano con forza «che il carcere deve essere tale e non paragonato a un Ospedale e che i detenuti che manifestano problemi di natura psichiatrica o di salute gravi, devono essere gestiti dal Personale sanitario specializzato e in luoghi adatti».
Sempre nello stesso carcere, nell’aprile scorso, è morto un detenuto di 77 anni a causa di un infarto. Sempre i sindacalisti dell’Ugl accusarono la Asl di competenza che continuerebbe a fare «orecchie da mercante» sulla necessità «di garantite h24 il servizio sanitario al nuovo Padiglione D, ad oggi garantito sul posto solo parzialmente».Un problema enorme la salute all’interno delle patrie galere. Solo quest’anno, ancora non concluso, siamo giunti a 18 morti per malattia, 41 suicidi (dato elaborato da Ristretti Orizzonti che ha compreso coloro che si sono tolti la vita ai domiciliari) e 13 morti ancora da accertarne la causa. Un totale di 91 morti dall’inizio dell’anno. L’ultimo suicidio è avvenuto il 31 agosto. Era una straniera di 35 anni ed era stata tratta in arresto per spaccio in carcere genovese di Pontedecimo la sera del 31 alle 21 e 30. Poche ore dopo, nella stessa notte, si è impiccata. Poteva essere evitato il suicidio? Forse sì se ci fosse stata la visita medica o un minimo di prima assistenza piscologica come ha denunciato il sindacato penitenziario della Uil che mette all’indice la criticità sanitaria in carcere. «Mai più arrestati a Pontedecimo - denuncia il segretario regionale della Uil Fabio Pagani - e in tutti i penitenziari liguri, se non è presente il servizio sanitario h24».Ritornando al detenuto con la sedia a rotelle deceduto al carcere di Velletri, ricordiamo che i detenuti disabili si aggirano nell’ordine delle centinaia (628 solo l’anno scorso) e vivono una vera e propria doppia pena a cui contribuiscono barriere architettoniche, mancanza di strutture in grado di accoglierli pienamente, fatica a usare i servizi igienici e a lavarsi come tutti gli altri. Molto spesso il Tribunale di Sorveglianza respinge le istanze di scarcerazione, anche di fronte a condizioni cliniche oggettivamente gravi.