PHOTO
Il carcere di Cremona
Un detenuto si è tolto la vita questa mattina nella Casa Circondariale di Cremona, portando a tredici il numero dei suicidi in carcere dall’inizio del 2025, oltre a quello di un operatore penitenziario. La notizia, confermata dalla UILPA Polizia Penitenziaria, accende nuovamente i riflettori sulla drammatica emergenza delle carceri italiane.
Un sistema al collasso tra sovraffollamento e carenze di personale
La casa circondariale di Cremona ospita attualmente 551 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 382 posti, con una carenza di organico di oltre 150 agenti (180 presenti contro i 335 necessari).
«Siamo di fronte a una carneficina a cui non si pone alcun argine efficace», denuncia Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA PP. «Oltre al sovraffollamento, la casa circondariale è priva di un comandante titolare della polizia penitenziaria da anni, e questa disorganizzazione si riflette in modo drammatico sul sistema carcerario».
Nordio e la questione delle carceri: polemiche sulle caserme riconvertite
Nel mirino delle critiche anche il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per l’ipotesi di riconversione di caserme dismesse in strutture detentive, un progetto giudicato irrealizzabile dalla UILPA: «Si continua a magnificare la riconversione delle caserme, senza considerare che quasi mai queste strutture si trovano nei luoghi dove servirebbero le prigioni».
Attualmente, il sovraffollamento carcerario supera le 16mila unità, mentre mancano all’appello oltre 18mila agenti di polizia penitenziaria. A ciò si aggiunge l’assenza di un Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, vacante da oltre due mesi.
L’appello della UILPA: «Misure urgenti per il sistema penitenziario»
De Fazio invoca un intervento immediato da parte del governo: «Non possiamo permetterci di aspettare anni: servono subito misure per ridurre la densità detentiva, potenziare gli organici e garantire un'assistenza sanitaria adeguata nelle carceri. È impensabile proseguire in queste condizioni».
L’emergenza carceraria resta una delle grandi ferite aperte del sistema giustizia italiano, con oltre 3.500 aggressioni registrate nel 2024 ai danni del personale penitenziario. Un allarme sociale che, senza interventi strutturali, rischia di aggravarsi ulteriormente nei prossimi mesi.