Il sovraffollamento carcerario in Italia ha raggiunto livelli allarmanti, trasformando le prigioni in luoghi di grave sofferenza. Al 29 luglio 2024, le carceri italiane ospitavano 61.134 detenuti, a fronte di soli 47.004 posti disponibili. Questo significa che 14.130 persone vivono in spazi estremamente ristretti, con un tasso di sovraffollamento medio del 130,06%. Tra questi, 2.686 donne e 19.213 stranieri.

La situazione si aggrava in 56 istituti, dove il tasso di affollamento supera il 150%. Cinque strutture superano addirittura il 190%, tra cui Milano San Vittore maschile (224,38%), Brescia Canton Mombello (209,34%), Foggia (195,65%), Potenza (190,30%) e Como (191,96%). Solo 38 istituti su 190 riescono a mantenere livelli di affollamento sotto la soglia critica.

Negli ultimi 21 mesi, dal 31 ottobre 2022 al 31 luglio 2024, il numero di detenuti è cresciuto di 4.878 unità, con un aumento medio mensile di 232 persone. A fronte di questo incremento, il numero di posti disponibili è rimasto pressoché invariato, con un aumento di soli 23 posti. Inoltre, circa 4.300 posti risultano inagibili, peggiorando ulteriormente la situazione.

Il segretario dell'associazione Nessuno tocchi Caino, Sergio D'Elia, ha denunciato con forza: «Il sovraffollamento rende il carcere del nostro Paese un luogo di privazione non solo della libertà ma di tutto, della salute fisica e psichica e anche della vita». Le parole di D'Elia riflettono una realtà drammatica, in cui i diritti fondamentali delle persone detenute vengono calpestati quotidianamente.

L'emergenza carceraria non si limita al sovraffollamento. Dal 16 agosto 2024, 67 detenuti e 7 agenti della polizia penitenziaria si sono tolti la vita, mentre altri 98 detenuti sono deceduti per cause naturali. Negli ultimi 10 anni, i suicidi in carcere hanno raggiunto quota 621, mentre 907 persone sono morte per cause definite naturali, portando il totale a 1.528 decessi.

L'analisi del Garante Nazionale sui suicidi nelle carceri, aggiornata a luglio 2024, rivela che la maggior parte delle persone che si sono tolte la vita si trovava in regimi detentivi chiusi, in sezioni di isolamento o sotto grande sorveglianza a causa di eventi critici precedenti. «Un dato assai rilevante che non può non far interrogare sugli effetti di politiche sempre più repressive e punitive da un lato», ha dichiarato D'Elia, sottolineando l'impossibilità del personale carcerario di garantire un controllo adeguato e conforme alla legge e alla Costituzione.