Avvocatura e magistratura si ricompattano per la difesa dei diritti dei detenuti e contro il recente decreto carceri, in un momento tragico in cui siamo arrivati a 55 suicidi e il sovraffollamento in alcuni istituti arriva a superare anche il 200%. L’occasione è la manifestazione «Fermare i suicidi in carcere – Non c’è più tempo», organizzata ieri dall’Unione delle Camere penali a Roma.

Il patto culturale sul tema tra le toghe, che sembrava essersi rotto qualche mese fa, si è ricucito con l’intervento del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: «Sono qui per un plauso alle Camere penali per questo meritorio impegno e per la fatica per fare da pungolo al potere politico perché c’è una emergenza e per attestare l’attenzione e l’interesse anche della magistratura associata su questi temi. Anche noi – ha aggiunto - abbiamo cercato nel nostro piccolo di rappresentare al ministro la drammaticità aggiungendo la nostra voce a quella dell’avvocatura penale chiedendo interventi importanti ed efficaci nel brevissimo periodo. Avvocatura e magistratura sono fortemente sensibili al tema. Negli ultimi anni se qualcosa si è mosso nella normazione riguardante le carceri è stato grazie agli interventi demolitori della Corte costituzionale e questi sono stati resi possibili alla luce di un dialogo che avviene tra magistratura ed avvocatura all’interno delle aule di giustizia. La drammaticità dei suicidi è l’attestazione più evidente che bisogna intervenire. Avevano avuto insieme all’Ucpi ad aprile all’Università Roma 3 un incontro con il ministro Nordio sul tema delle carceri. Poi arriva un decreto legge che non dice nulla e contraddice se stesso: se si interviene con decreto legge è perché si ritiene ci sia necessità ed urgenza. Quindi ci saremmo aspettati di trovarvi qualche misura che potesse decongestionare il carcere nell’immediato. E invece nulla. Capisco le esigenze securitarie ma dico a chi le porta avanti che non c’è migliore sicurezza della società di un carcere in cui si rispetti la sua missione costituzionale».

Oltre ai penalisti italiani, sono intervenuti tanti esponenti della società civile, dell’associazionismo, non solo forense, e della politica. «Il decreto carceri non servirà a niente rispetto alle emergenze che ci sono in carcere oggi. Da qui la nostra determinazione a sostenere, con emendamenti, ordini del giorno e con il dibattito in commissione e in aula, tutta una serie di proposte per riempire un decreto vuoto e provare a far fronte davvero all’emergenza», hanno detto i senatori del Pd Walter Verini e Anna Rossomando rispetto al provvedimento in discussione nella commissione Giustizia del Senato,

di cui fanno parte. Non poteva mancare Roberto Giachetti (Iv): «Purtroppo questa maggioranza ha fatto slittare dal 17 al 23 luglio il dibattito sulla pdl. Scappano, sono anche un po’ codardi ma noi li rincorriamo. Siccome hanno presentato il decreto legge al Senato abbiamo trasformato la nostra pdl in un emendamento al decreto e quindi dovranno metterci la faccia lì. Vedremo cosa farà Forza Italia che fino ad ora si è distinta dal resto della maggioranza». E poi il durissimo annuncio da parte del parlamentare: «Denunceremo il ministro della Giustizia perché se non prende le decisioni concrete per impedire quello che accade nelle carceri, può esserne ritenuto responsabile. L’articolo 40 del codice penale recita che non impedire un evento che si ha l’obbligo di impedire equivale a cagionarlo». Dopo ha preso la parola il deputato Riccardo Magi (+Europa): «Da un lato abrogano l’abuso di ufficio e poi nel ddl sicurezza creano nuovi reati e aggravanti. Questo delirio deve finire. Spiace che a via Arenula ci sia quello che possiamo ribattezzare lo smemorato di Treviso che aveva scritto a quattro mani con Giuliano Pisapia un testo in cui nella quarta di copertina c’era scritto a grandi lettere “basta nuovi reati, depenalizzazione, carcere come extrema ratio”».

Seguito da Francesca Scopelliti, presidente dell’Associazione Enzo Tortora: «In Italia nessun Governo – di destra, centro, sinistra – ha voluto mai occuparsi di carcere ma nemmeno informarsi. Il carcere non porta voti e quindi non interessa alla politica». L’intervento conclusivo è stato quello del presidente dell’Ucpi, Francesco Petrelli: «Le maratone oratorie fatte in tutta Italia sono state una straordinaria esperienza: la forza delle nostre idee è la forza della difesa degli ultimi e della tutela dei principi della nostra Costituzione. Il nostro nemico più forte è quel riflesso presente in tutti noi: le reazioni istintive che ciascuno di noi dinanzi al male in genere prova. Noi siamo i portatori del superamento di quelle pulsioni istintive. Maggiore è la de-carcerizzazione e l’utilizzo delle misure alternative, minore è la recidiva. Occorre svelare al Paese queste verità, e la gente ci verrà dietro».