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CARCERE SAN VITTORE
Non ha resistito nemmeno 24 ore. Un uomo di 58 anni, arrestato lunedì, è stato trovato morto oggi nel carcere di Montorio, a Verona. Un altro suicidio. Il secondo in 48 ore. Il diciannovesimo in Italia dall’inizio dell’anno. Un record macabro, ma che non sorprende, non più.
Veronese, era finito in carcere per danneggiamento, stalking e violazione al divieto di avvicinamento, dopo l’ennesima denuncia presentata dalla figlia e dalla ex compagna. Aveva già conosciuto il carcere, tra condanne e ```misure cautelari. Lunedì ci è tornato. Martedì si è tolto la vita. Solo in cella per poche ore, mentre il suo compagno di stanza era uscito per lavorare nell’istituto di pena, ha colto quell’attimo per dire basta e lasciare per sempre il carcere. Il 22 ottobre 2024 l’uomo era stato scarcerato, con divieto di avvicinamento alle persone offese: l’ex compagna e i due figli. Ma non lo aveva accettato e dallo scorso gennaio aveva ripreso a farsi vedere, decisione che gli è costata la richiesta di una misura cautelare più grave. Così è finito di nuovo in carcere, dove si è tolto la vita.
Il procuratore di Verona Raffaele Tito ha sottolineato che «dalle indagini non sono emerse negligenze da parte della Casa circondariale». Ma per il carcere di Montorio si tratta del secondo suicidio in 48 ore, due morti che fanno salire a 19 il conto del 2025. Che già si candida come anno dei record.
Domenica era toccato a un altro uomo: Alex, 69 anni, fine pena 2030. Passava le giornate in biblioteca, cercando di ingannare il tempo, ma il tempo ha ingannato lui. La speranza non ha retto: un laccio improvvisato, la fine. Viveva in una cella con altri due detenuti, la famiglia negli Stati Uniti, raggiungibile solo attraverso le videochiamate concesse con sua moglie e sua figlia. E un nipote che ogni tanto passava a fargli visita, cercando di offrirgli un barlume di affetto. Ogni giorno passava ore in biblioteca, cercando di sfuggire, almeno per un momento, alla morsa del carcere. Ma ciò non lo ha aiutato ad accettare il fatto che la sua vita fosse destinata a trascorrere tra le mura di una prigione ancora per molti anni, in un luogo senza alcuna speranza. Un buio sempre più profondo che ha cancellato ogni cosa.
Montorio è un carcere al collasso. 590 detenuti stipati in uno spazio pensato per 318. Celle sovraffollate, agenti sotto organico: ne servirebbero 420, ce ne sono 318. E questo è solo un frammento della crisi nazionale, dove i detenuti in eccesso sono 16.000. Una bomba a orologeria che esplode sempre allo stesso modo: con un cappio improvvisato e un detenuto in meno.
«Due suicidi in due giorni imporrebbero serie riflessioni e valutazioni - sottolinea Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPa Polizia penitenziaria -. Servono urgentissime misure deflattive della densità detentiva e immediati rinforzi agli organici della Polizia penitenziaria, ma va anche garantita l’assistenza sanitaria e psichiatrica e vanno messe in campo riforme di sistema. Altrimenti, sarà ancora morte e sofferenza».
La situazione carceraria, però, non sembra tra le priorità della politica. Non, per lo meno, con soluzioni in grado di allentare la morsa attorno ai detenuti, a partire dal cronico sovraffollamento. Se da una parte Pd, AVS, +Europa, Azione e Italia viva insistono sull’urgenza di misure deflattive – come la liberazione anticipata speciale proposta dal deputato radicale Roberto Giachetti, ferma in Commissione Giustizia dal 2020 – dall’altra parte il Movimento 5 Stelle puntano sull’ampliamento della capienza carceraria, con nuove strutture e la riqualificazione di quelle esistenti, una ricetta che sembra gradita alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al suo ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Ma anche dal governatore del Veneto Luca Zaia, che prendendo spunto dai due nuovi suicidi invoca nuovi spazi di detenzione: «Per troppi anni, su questo tema, c’è stato un immobilismo assoluto da parte di chi aveva responsabilità decisionali a livello nazionale. Finalmente, con questo governo, si sta imprimendo una svolta importante», ha dichiarato. «La priorità assoluta - ha aggiunto - è l’immissione di nuovo personale negli istituti penitenziari. Senza un rafforzamento dell’organico non si può garantire sicurezza né ai detenuti, né agli operatori. È fondamentale accelerare su questo fronte e per questo voglio ringraziare il ministro Nordio e il sottosegretario Ostellari per la costante attenzione agli istituti del Veneto. Se servono nuovi posti, allora che si costruiscano nuove strutture, anche in Veneto. La certezza della pena deve andare di pari passo con istituti adeguati, che permettano una detenzione più efficace e condizioni dignitose per tutti».