Cresce il sovraffollamento in carcere e l’età media dei detenuti, il tasso della recidiva è in aumento, mentre calano i reati soprattutto quelli relativi all’omicidio. Questo e altro ancora emerge dalla presentazione del nuovo rapporto di Antigone dal titolo Le carceri viste da dentro. Presentati anche i risultati del progetto Europeo "ARISA 2" finanziato dalla DG Justice sul rapporto tra comunicazione in materia di giustizia criminale e diritti delle persone indagate, sospettate o arrestate. «La pandemia – ha sottolineato Patrizio Gonnella, il presidente di Antigone - ci ha mostrato tutti i limiti di un mondo penitenziario bloccato e in ritardo su tante questioni. I tassi di recidiva ci raccontano di un modello che non funziona e ha bisogno di importanti interventi, aprendosi al mondo esterno, puntando sulle attività lavorative, scolastiche, ricreative e abbandonando la sua impronta securitaria». Dai dati che emergono, necessita l’urgenza di una riforma dell’intero sistema penitenziario. «A dicembre 2021 - ha ricordato il presidente di Antigone - la Commissione per l'innovazione del sistema penitenziario nominata dalla Ministra Cartabia e presieduta dal prof. Marco Ruotolo, ha elaborato e consegnato un documento con tutta una serie di riforme che si potrebbero fare in maniera piuttosto rapida. Inoltre la recente nomina di Carlo Renoldi alla guida del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria apre una prospettiva importante da questo punto di vista. Ci auguriamo che si sappia cogliere quest'occasione e si portino avanti tutte le riforme di cui il carcere italiano ha urgente bisogno».

Reati in ripresa dopo il calo del lockdown 

Dal rapporto, emerge che dopo il calo ponderoso dei reati nel 2020 dovuto al lockdown, il 2021 ha visto invece una leggera ripresa. I dati mostrano una diminuzione rispetto al 2019: 1,8 milioni di reati contro i 2,1 milioni del 2019. Rispetto al 2019 i reati sono in calo del 12,6 per cento. Sono stati 289 gli omicidi nel 2021, ovvero 4 in più rispetto al 2020 ma 25 in meno rispetto al 2019. Nel 1990 erano 3.012, 10 volte in più rispetto a oggi. La metà (144) sono stati commessi in ambito affettivo. Il 40 per cento circa delle persone uccise (ovvero 116) sono state donne (erano il 35 per cento nel 2019), di cui la quasi totalità (100) uccise in ambito familiare/affettivo. In 68 casi a commettere il reato è stato un partner o ex partner.

Aumentano sovraffollamento e recidiva

Ma aumenta sia il sovraffollamento, che il tasso di recidiva. Dopo il drastico calo della popolazione penitenziaria nei primi mesi della pandemia, a fine marzo negli istituti ci sono 54.609 detenuti, contro i 53.364 di fine 2020. Il tasso di affollamento ufficiale è del 107,4 per cento, ma nella realtà potrebbe essere più alto a causa di piccoli o grandi lavori di manutenzione: la capienza reale degli istituti è spesso inferiore a quella ufficiale. Il dato più preoccupante, però, è quello del sovraffollamento in alcune regioni italiane, come la Puglia, dove è pari al 134,5 per cento, e la Lombardia dove si attesta al 129,9 per cento. Tuttavia, in alcuni istituti di pena si raggiungono percentuali ben più alte, come Brescia, dove si è raggiunto un sovraffollamento del 185 per cento. Nello stesso tempo aumenta anche l’età media dei detenuti. Quelli con meno di 40 anni di età, che sono stati a lungo maggioranza tra la popolazione detenuta, dal 2015 sono minoranza. La loro percentuale al 31 dicembre 2021 si fermava al 45 per cento. Gli over 40 erano dunque il 55 per cento, gli over 60 il 9,5 per cento, mentre 10 anni prima non arrivavano nemmeno al 5 per cento.

Condanne sempre più lunghe

Altro dato emerso dal rapporto sono le condanne a pene sempre più lunghe. Il 50 per cento dei detenuti ha pene uguali o superiori ai 5 anni. Dato positivo è una costante tendenza alla riduzione del ricorso alla custodia cautelare, ma ancora però i numeri sono altissimi visto che rappresentano il 31,1 per cento della popolazione carceraria.