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«I detenuti ristretti in Melfi i quali hanno partecipato attivamente alla rivolta sono stati colpiti da provvedimenti di trasferimento in altri Istituti adottati nella imminenza dei fatti e, quindi, in sostanza, la riduzione dell'orario viene ad operare indistintamente a danno dei ristretti rimasti che invece si sono dissociati dalla rivolta non prendendovi parte». È un passaggio di una ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Potenza dove censura la repressione delle rivolte di marzo 2020. A renderlo noto è il Quotidiano del Sud, sottolineando che si tratta di una ordinanza a firma del giudice Michele Petrocelli, che nei giorni scorsi ha accolto il ricorso presentato da un detenuto calabrese, Rosario Calderazzo di Palmi, per il risarcimento del danno sofferto per violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Risarcimento riconosciuto nella riduzione della pena da scontare di «un giorno per ogni 10 durante il quale ha subito il pregiudizio». Dimezzate da 8 a 4 delle ore in cui i detenuti, ogni giorno, possono restare all'esterno delle celle Si parla, quindi, di un totale di 18 giorni complessivi.A portare la questione alla sua attenzione era stato il difensore di Calderazzo, l'avvocato Antonio Silvestro, evidenziando un aggravamento delle condizioni di vita all'interno dell'istituto da marzo dell'anno scorso in avanti. In particolare il dimezzamento da 8 a 4 delle ore in cui i detenuti, ogni giorno, possono restare all'esterno delle celle. «Trattasi - scrive il giudice nella sua ordinanza, secondo quanto riportato dal quotidiano - di una drastica riduzione (alla quale si aggiunge anche una riduzione dell'orario di fruizione delle docce rispetto a quanto previsto a partire dal settembre 2016) che, rapportata all'ampiezza della superficie netta fruibile nella cella, deve indurre a riconoscere il presupposto delle condizioni inumane e degradanti». Tanto anche in considerazione di altro dato e cioè quello per il quale la possibilità di fare la doccia nei locali comuni è prevista in orario (dalle 08.30 alle 11.00 e dalle 13.00 alle 15.30 dal 27 marzo 2020 al 15 ottobre 2020) che «si sovrappone quasi completamente a quello stabilito per le ore all'aperto con la conseguenza di porre il detenuto dinanzi alla non ragionevole scelta tra il fare la doccia o usufruire delle ore d'aria».Passaggi interessanti, quelli evidenziati da Quotidiano del Sud. Le denunce di presunti abusi e maltrattamenti Anche perché dimostra il carattere punitivo che ha colpito indistintamente tutti. A questo punto va anche ricordato che nel periodo delle rivolte, Antigone è stata contattata dai familiari di molte persone detenute proprio a Melfi, le quali hanno denunciato gravi violenze, abusi e maltrattamenti subiti dai familiari nella notte tra il 16 e il 17 marzo 2020, verso le ore 03.30, come punizione alla protesta scoppiata il 9 marzo 2020 in seguito alle restrizioni conseguenti allo stato d’emergenza sanitaria. Le testimonianze parlano di detenuti denudati, picchiati, insultati e messi in isolamento. Molte delle vittime sarebbero poi state trasferite da Melfi. Durante le traduzioni non sarebbe stato consentito nemmeno di andare in bagno. Ad esse sarebbero state fatte firmare delle dichiarazioni in cui dichiaravano di essere cadute accidentalmente. Ad aprile 2020 Antigone ha presentato un esposto per violenze, abusi e torture.