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«Nessun contributo è pervenuto dal Consiglio di presidenza della giustizia tributaria che ben avrebbe potuto esprimere la propria posizione suggerendo eventuali modifiche al Piano prima della sua approvazione finale». Non si è fatta attendere la risposta di Raffaele Cantone ad Antonio Leone. Come riportato su questo giornale la scorsa settimana, Leone, presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, aveva espresso forti perplessità su alcuni passaggi dedicati dall’Anac alla giurisdizione tributaria nell’aggiornamento al Piano anticorruzione 2018. Per Cantone, in particolare, il fatto che i collegi delle Commissioni tributarie siano composti da giudici di provenienza “eterogenea” - quindi non solo magistrati di carriera ma anche avvocati, notai o commercialisti creerebbe «conflitti d’interesse» tali da non consentire «decisioni dei contenziosi tra loro coerenti sul territorio». Per «rideterminare l’ambito delle professionalità idonee a esercitare la funzione giurisdizionale» è necessario l’impiego di giudici «in possesso di preparazione specifica, a garanzia di imparzialità e indipendenza», quindi togati: soluzione che era stata proposta da Cantone al legislatore. «Il lavoro dell’Anac - aveva invece puntualizzato il capo dell'organo di autogoverno delle toghe tributarie - è sicuramente apprezzabile, ma non può trasformarsi in distribuzione di “patentini” nei confronti delle magistrature che hanno, e debbono continuare ad avere, la legittima e irrinunziabile presunzione di autonomia e indipendenza». Critiche fuori tempo massimo e quindi da rispedire al mittente, per Cantone, secondo cui «l’aggiornamento 2018 al Piano nazionale, approvato nella seduta del 24 ottobre, è stato sottoposto a consultazione pubblica fino al 15 novembre, col consueto intento di raccogliere osservazioni, e contributi in vista della elaborazione definitiva. Nel corso della suddetta consultazione», proseguire Cantone, «prevista proprio al fine di apportare eventuali modifiche o integrazioni sulla scorta delle sollecitazioni provenienti dai portatori di interessi, sono pervenute osservazioni da parte dell’Unione nazionale camere avvocati tributaristi ( Uncat) e dell’Associazione magistrati tributari». Non da parte del Cpga. «La mission istituzionale dell’Anac è quella di individuare interventi che possano favorire la prevenzione e il contrasto della corruzione», ha voluto ricordare Cantone. E ciò soprattutto a fronte delle numerose inchieste che «negli ultimi anni hanno visto coinvolti svariati componenti non togati delle commissioni tributarie, chiamati a rispondere di reati di corruzione e concussione, anche per aver emesso sentenze favorevoli ai contribuenti in cambio di denaro ( come avvenuto, solo per citare casi recenti, a Bari, Foggia, Latina, Milano, Catania e - in due circostanze differenti - Roma)».