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La cannabis terapeutica è legale, ma non è sempre reperibile. Infatti migliaia di persone hanno ancora il problema di non poter ricevere la quantità di cannabinoidi prevista dal proprio medico. Alcuni se la producono da soli e, essendo illegale, finiscono diritti in galera.
Altri invece rimangono in balia dei propri insopportabili dolori. Ma se a questo ci aggiungiamo il fatto che il ministro della salute Roberto Speranza ha vietato la possibilità alle farmacie di spedire – tramite corriere – il farmaco al paziente che magari è impossibilitato di muoversi per via della malattia, lontananza o isolamento per Covid 19, allora il problema diventa devastante. Per comprendere meglio, c’è da aggiungere un dato : le farmacie galeniche che forniscono la cannabis terapeutica sono poche decine.
Pensare di vietare la spedizione tramite corriere vuol dire anche scoraggiare le farmacie ad offrire questo servizio. Infatti, sono poche anche perché ci vuole un personale qualificato ed occorre molto tempo per allestire alcuni tipi di preparazioni.
Il ministro Speranza, con una recente comunicazione, ha scritto nero su bianco che «la dispensazione del medicinale, ai sensi dell'articolo 45 del Dpr 309/ 90, deve essere effettuata in farmacia, dietro presentazione di ricetta medica, direttamente al paziente o a persona delegata». Un paziente, quindi, se è impossibilitato a muoversi, ha due possibilità: delega una persona che prende il medicinale al posto suo oppure, se è impossibilitato, si arrangia: o ricorre al “fai da te” e quindi c’è il rischio di finire in prigione, oppure accetta di soffrire di indicibili dolori.
Non è finita qui. Il 23 settembre scorso si è aggiunto un altro problema con la circolare a firma dal nuovo direttore generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico.
Forum Droghe, Associazione Luca Coscioni, Società della Ragione, Cgil, Cnca, Lila, Meglio Legale, Fatti Segreti, La Casa di Canapa, Radicali Italiani hanno stigmatizzato il passaggio in cui sono «consentite solo le forme farmaceutico del decotto e della vaporizzazione e esplicitamente negare la possibilità di prescrivere resine e oli». Un passaggio incomprensibile per le associazioni visto che – sottolineano in una lettera inviata al ministro Speranza - le preparazioni a base di cannabis in olio sono prescritte da molti anni in Italia ed utilizzate insieme alle capsule decarbossilate, in particolare per dosare con maggiore facilità e sicurezza la quantità di farmaco assunto.
«Inoltre – aggiungono le associazioni – la forma del decotto, che di norma viene preparato dallo stesso paziente con metodi casalinghi, è una forma “antica” che non garantisce in alcun modo sulla qualità e quantità del principio attivo estratto». Ricordiamo che dal 2007 l’Italia consente la prescrivibilità dei prodotti a base di cannabis per vari tipi di condizioni e dal 2012 una quindicina di Regioni ha adottato leggi per rimborsare i prodotti specificando chi possa scrivere le ricette e chiarendo il catalogo dei prodotti rimborsabili. Dal 2015 lo Stabilimento Farmaceutico Militare di Firenze coltiva infiorescenze ricche di Cbd ( uno dei due principi attivi utilizzati per fini terapeutici) che spedisce direttamente alle farmacie che ne fanno richiesta. Da una decina d’anni la stragrande maggioranza dei prodotti disponibili sul mercato proviene dall’Olanda, mentre dal 2018 sono stati importati prodotti anche dalla Germania, a seguito di specifiche gare d’appalto. Il rischio di queste disposizioni ministeriali è quello di disincentivare la produzione dei farmaci a base di cannabis da parte delle poche farmacie specializzate e, quindi, creare insormontabili difficoltà ai malati.