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Come vi abbiamo già raccontato, il caso della “bozza di sentenza” trovata dall’avvocato Gerardo Rocco di Torrepadula sul fascicolo di un processo in Corte d’appello a Napoli ha smosso gli equilibri non solo tra penalisti e magistratura ma tra le stesse Camere penali del distretto. Ne parliamo con Marco Campora, presidente dei penalisti partenopei.
Perché la Camera penale di Napoli ha deciso di non proclamare più l’astensione?
Le Camere penali del distretto hanno congiuntamente aderito al formale invito inoltrato dal presidente della Corte d’appello di Napoli a un incontro, unitamente alla giunta distrettuale dell’Anm. Era chiaro che né l’Anm né il presidente della Corte d’appello avrebbero potuto mai ammettere che quell’atto rinvenuto nel fascicolo di udienza era a tutti gli effetti una sentenza.
Avrebbero dovuto ammettere un grave illecito disciplinare se non addirittura un reato. Ma, francamente, che quell’atto sia a tutti gli effetti una sentenza è un dato chiarissimo sia per noi sia per tutta l’opinione pubblica, che ha avuto ampia conoscenza dell’accaduto. Da questo punto di vista, un risultato era già stato perseguito senza che fosse necessario indire l’astensione, che, come tutti sanno, è uno strumento, seppur negli ultimi anni depotenziato, per portare all’attenzione della pubblica opinione le gravi storture da cui è spesso caratterizzata l’amministrazione della giustizia. Oggi molti sanno, anche grazie alla Camera penale di Napoli, che talvolta le decisioni vengono assunte prima di sentire le parti, con disinteresse, sciatteria e in violazione delle norme.
Cosa è accaduto nell’incontro con i vertici Anm?
A seguito dell’incontro sono successi due fatti importanti, che hanno segnato una svolta anche agli occhi dell’opinione pubblica. Il presidente dell’Anm, con lettera pubblica, ha chiesto incondizionatamente scusa per le gravi e offensive accuse lanciate al collega in un primo delirante comunicato.
Circostanza mai, precedentemente, verificatasi da parte di un presidente Anm. Il giudice estensore di quella sentenza si è astenuto, quando fino a pochi giorni prima aveva sdegnosamente rifiutato di aderire all’invito avanzato dalla difesa. Certamente, anche dopo il risultato raggiunto avremmo potuto astenerci dalle udienze come commodus discessus e per scorciatoie del consenso, ma ciò avrebbe significato non dare il giusto rilievo a un risultato ottenuto in poche ore.
L’avvocato Rocco di Torrepadula come ha reagito?
Il collega ha pubblicamente manifestato totale soddisfazione per il risultato raggiunto. Faccio presente che in casi analoghi, in passato, altri colleghi che avevano scoperto, in altri Tribunali, sentenze precompilate erano finiti sotto procedimento disciplinare, senza ricevere formali scuse o l’astensione del giudice.
Il caso attesta un generale svilimento dell’appello?
È sicuramente in atto, anche nell’ultima proposta di riforma, il tentativo di trasformare il giudizio di appello, con l’introduzione di stringenti principi di inammissibilità. Il tema è centrale e, sul punto, la giunta dell’Unione Camere penali ha ampiamente dimostrato particolare attenzione e sensibilità per tutelare e difendere gli irrinunciabili principi e le garanzie del processo d’appello. Ci tengo però a evidenziare che la vicenda di Napoli non ha collegamenti col paventato rischio di cartolarizzazione dell’appello, trattandosi di un mero, per quanto gravissimo, errore del singolo magistrato. L’episodio si inscrive invece in un depauperamento della qualità della giurisdizione ed è un problema di singoli più che di norme.
Assumerà altre iniziative?
Sicuramente convocheremo, appena possibile, un incontro aperto a tutti gli iscritti per discutere, finalmente in presenza, sui temi che affliggono la giurisdizione nel nostro Tribunale.
Cosa risponde al professor Maiello che ha criticato la sua leadership?
È stata sicuramente un’uscita infelice, figlia di una errata comprensione e analisi degli accadimenti. Maiello non tiene peraltro in alcun modo conto del grandissimo apprezzamento degli iscritti, e non solo, in merito alle iniziative assunte dalla Camera penale di Napoli negli ultimi mesi. Credo che un leader, o chi si propone di esserlo, avrebbe il dovere di coadiuvare e sostenere con equilibrio le nuove generazioni.