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Nel primo dei tre giorni di astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria, l’Unione Camere penali ha organizzato ieri la manifestazione nazionale sul tema “Il difensore e il Ppt. Criticità e soluzioni possibili”.
In questi mesi in cui si dà priorità all’efficientismo a discapito del rispetto delle garanzie, «l’astensione è l’unico strumento incisivo che abbiamo per comunicare con la politica in un momento drammatico di violazione della difesa», ha detto in apertura il segretario Ucpi Eriberto Rosso.
Tra gli indirizzi di saluto anche quello di Giovanna Ollà, coordinatrice della commissione Diritto penale e procedura penale del Cnf: «In base anche alle segnalazioni che ci arrivano dai vari Ordini, quello che chiediamo, sinergicamente insieme all’Ucpi, è la sospensione dell’obbligatorietà del deposito esclusivo tramite portale per arrivare a una fase di sperimentazione che agli avvocati penalisti non è stata concessa, a differenza di quanto accaduto con il processo civile telematico».
Secondo Alessandro Vaccaro, tesoriere dell’Ocf, «non potevamo non aderire e assicurare sostegno alla delibera dell’Ucpi in quanto ci eravamo occupati già della questione avendo anche noi ricevuto diverse segnalazioni da parte di numerosi colleghi sui gravi disservizi. Questa manifestazione è solo l’inizio di una serie di iniziative che porteremo avanti perché l’inefficienza dei sistemi telematici è ormai acclarata. Mai come in questo momento l’avvocatura deve parlare con voce unitaria. L’obiettivo è quello di un portale unico della giustizia».
A prendere parte all’evento online anche diversi magistrati requirenti, come Giuseppe Amato, procuratore capo di Bologna, Marco Airoldi e Massimiliano Carducci, sostituti rispettivamente presso le Procure di Genova e di Lecce. In particolare per Amato «l’amicizia ormai consolidata e la collaborazione che ho sempre avuto con gli avvocati mi rende proprio felice di partecipare a una manifestazione che è molto importante.
Sulle criticità siamo tutti d’accordo: io stesso come procuratore ho fin dall’inizio istituito una fase di sperimentazione del portale del Ppt. Abbiamo rilevato criticità, per esempio l’impossibilità di trasferire gli indirizzi degli avvocati, e trovato poi soluzioni insieme all’Ordine territoriale degli avvocati e alla Camera penale. Inoltre abbiamo una quota di atti che il sistema rifiuta in maniera inspiegabile».
La soluzione per Amato non può arrivare però dal doppio binario Ppt- acquisizione cartacea, perché a suo giudizio se un sistema innovativo nuovo non viene imposto come unica strada, non ci si applica abbastanza: «Quello che invece abbiamo fatto è chiedere un serio contributo tecnico al ministero per dotarci di sistemi appropriati e per formarci adeguatamente».
E proprio da questo punto che si è sviluppata la conclusione del presidente dei penalisti italiani Gian Domenico Caiazza: «Spero che termini presto questa tendenza a rappresentarci come un soggetto resistente all’innovazione tecnologica che bramerebbe, addirittura in tempi di pandemia, di recarsi in tribunale a depositare gli atti. Noi siamo felici di poterlo fare da studio. L’inevitabile ritorno al doppio binario non nasce da una nostra preferenza verso il cartaceo ma dalla circostanza che non funziona il portale».
Caiazza, ricordando che, secondo quanto rilevato dagli avvocati sul territorio, un legale può attendere dai 3 ai 20 giorni per vedere perfezionato l’atto di nomina, ha lanciato un allarme: «C'è un problema enorme di dimensione costituzionale, rispetto al quale sia la pandemia che l’esigenza di informatizzazione devono arrendersi e regredire, perché non hanno alcun valore rispetto a quello costituzionale del diritto di difesa».
Come emerso dagli interventi, dopo l’incontro con l’Ucpi della scorsa settimana, la guardasigilli Marta Cartabia ha attivato subito la direzione ministeriale competente, e il giorno dopo ha convocato, pur non partecipando, una riunione tra diversi procuratori.
«La ministra ha tenuto fede a quanto ci aveva detto durante il primo incontro con noi, e per questo esprimiamo apprezzamento, rimanendo fiduciosi per una soluzione che vada verso un regime transitorio del deposito cartaceo degli atti», ha detto Caiazza che ha concluso: «Tuttavia, alcuni magistrati hanno espresso la contrarietà alla soluzione del doppio binario. E resistenza forte c’è anche da parte delle cancellerie. Evidentemente c’è un problema di messa a fuoco delle priorità» .