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Gian Domenico Caiazza ha affrontato anche una piazza deserta nel cuore della notte, solo in un comizio surreale ma voluto dal grande Marco Pannella. Figurarsi se può spaventarlo una lunga, difficilissima nuova battaglia sulla prescrizione, da combattere stavolta nelle stanze di via Arenula. «Va certamente espressa gratitudine al senatore Renzi per l’atto di fiducia manifestato nei confronti dei penalisti italiani. Aggiungo che per noi, per l’Unione Camere penali, ciò che conta sono i contenuti: se l’obiettivo della commissione ministeriale promessa in Aula dallo stesso guardasigilli avrà l’obiettivo di cambiare la norma sulla prescrizione, bene. Ma se si trattasse di un’operazione di facciata, non saremmo interessati».
Sapeva di essere stato indicato da Renzi a Conte e a Bonafede quale presidente della futura commissione ministeriale? No. L’ho appreso dalle notizie di stampa. Ma ripeto: va espresso tutto l’apprezzamento possibile a Renzi per aver pensato di coinvolgere i penalisti italiani, nel riaprire una partita simile. Vediamo cosa ne verrà in concreto.
Crede che i giochi sulla riforma siano davvero riaperti? Anche il Pd aveva chiesto di ridiscutere il blocco della prescrizione. Se davvero si tornasse a parlarne, potremmo considerare quello di oggi un notevole risultato politico. Ma non ci si potrà limitare a un monitoraggio sugli effetti della nuova prescrizione, a una eventuale attesa della riforma penale e del suo impatto. La commissione ha senso se potrà proporre modifiche alla norma già entrata in vigore. E noi penalisti abbiamo idee che non si limitano a ripristinare lo status quo ante, ma che certo escludono come inaccettabile la soluzione introdotta con la legge spazzacorrotti. A un processo penale che già dura mediamente un paio di lustri non si può infliggere anche l’assurdo di una prescrizione bloccata dopo il primo grado, che moltiplica all’inverosimile la durata dei giudizi.
Il confronto con il guardasigilli si annuncia complicatissimo. Bisogna prendere atto delle parole che ha pronunciato a Palazzo Madama: il diritto di difesa e la ragionevole durata del processo sono irrinunciabili. Il punto è che la durata ragionevole del processo è inconciliabile con il blocco della prescrizione. Certo, si può intervenire anche su altri elementi, ma interrompere il decorso dei termini di estinzione del reato compromette l’intero equilibrio.
L’ha sorpresa veder difesa proprio dal ministro l’autonomia dei giudici di sorveglianza che hanno ordinato le scarcerazioni nelle ultime settimane? Non ho alcuna remora a dire che la replica opposta dal guardasigilli a chi lo ha accusato per le scarcerazioni è stata impeccabile, corretta. Se in una mozione di sfiducia si muove dalla premessa falsa, demagogica e populista per cui il ministro avrebbe scarcerato 400 mafiosi, si alza una palla che lui non ha alcuna difficoltà a schiacciare.
Possibile che l’equivoco sulla titolarità di simili decisioni abbia resistito persino dentro l’Aula della più alta istituzione repubblicana? La realtà è che il ministro della Giustizia ha introdotto norme con le quali la concessione dei domiciliari è diventata casomai più problematica. L’ha vincolata alla disponibilità del braccialetto elettronico per tutti i detenuti con un residuo pena fra i 6 e i 18 mesi. E poi, sulla concessione del differimento pena commutato in detenzione domiciliare per motivi di salute, un istituto completamente diverso che esiste dal 1930, sarebbe opportuno chiedersi in quanti casi, dei 400 di cui sopra, la Procura generale ha dato parere favorevole. Perché nei Tribunali di sorveglianza è davvero molto raro che di fronte al parere contrario della Procura si conceda comunque quel tipo di beneficio.
Ma insomma, presidente Caiazza, vede o no una svolta della maggioranza sulla giustizia? Dovranno essere le scelte concrete a dirlo. Non ci si potrà limitare a un semplice tavolo di confronto. Sulla prescrizione dovrà essere istituita una commissione ministeriale in grado di avanzare proposte. Un buon punto di partenza può essere considerato il fatto che la norma sulla prescrizione non è stata approvata dall’attuale maggioranza di governo. Ci sono le premesse politiche per un cambio di traiettoria. Verifichiamo quali contenuti avrà l’organismo di cui si parla. Ma ripeto: l’Unione delle Camere penali italiane non avrebbe alcun interesse a un’operazione di facciata.