L’ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, ha dichiarato che non esiste alcun motivo per un suo arresto in merito alle accuse sul presunto tentativo di colpo di Stato del 2022, per il quale è stato incriminato dalla Procura Generale della Repubblica (PGR).

In un'intervista alla radio CBN, Bolsonaro ha definito il suo possibile arresto «un altro atto arbitrario», smentendo le voci su una sua presunta fuga dal Brasile. «Alcuni dicono che sto pensando di scappare, ma non è vero», ha affermato. Ha inoltre ricordato di aver trascorso tre mesi negli Stati Uniti dopo la fine del mandato e che avrebbe potuto rimanervi grazie a un’offerta di lavoro. «Sono tornato in Brasile per affrontare la situazione e cercare il mio spazio politico in vista delle elezioni del 2026», ha aggiunto, sottolineando che un'elezione senza la sua candidatura sarebbe «una negazione della democrazia».

Le accuse e il processo in arrivo

Lo scorso 18 febbraio, Bolsonaro è stato ufficialmente incriminato dalla Procura Generale per il suo presunto coinvolgimento nel tentativo di sovversione dell'ordine democratico dopo la sua sconfitta elettorale contro Luiz Inácio Lula da Silva.

Secondo la Polizia Federale (PF), Bolsonaro avrebbe pianificato e diretto azioni per mantenere il potere, risultando il principale beneficiario di un colpo di Stato. Ora la decisione passa alla Corte Suprema (STF), che dovrà valutare le prove e stabilire se esistano le condizioni per l'avvio di un processo penale. Le accuse contro l’ex presidente comprendono: associazione a delinquere armata; tentativo di colpo di Stato; sovversione violenta dell’ordine democratico; danneggiamento aggravato di beni federali; deterioramento del patrimonio storico Bolsonaro rischia una condanna che potrebbe superare i 28 anni di carcere.

Il ruolo delle Forze Armate e le indagini parallele

Le indagini della Polizia Federale hanno rivelato che una rete di cospiratori, composta da elementi chiave delle Forze Armate e del governo, avrebbe lavorato su più livelli per impedire il passaggio di potere a Lula.

Inoltre, emergono dettagli su un presunto piano per assassinare Lula, il vicepresidente Geraldo Alckmin e il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, sfumato all'ultimo momento per il mancato appoggio di alcuni settori dell’esercito.

Altro filone d'indagine riguarda il tentativo di vendere regali di Stato ricevuti durante il mandato per finanziarsi un'eventuale permanenza negli Stati Uniti, e la presunta falsificazione del certificato vaccinale per aggirare le restrizioni di viaggio imposte dalla pandemia.

L'assalto a Brasilia e le connessioni con Bolsonaro

L’episodio più eclatante dell’inchiesta resta l’assalto ai palazzi del potere a Brasilia, avvenuto l'8 gennaio 2023. Migliaia di manifestanti, sostenitori dell’ex presidente, hanno invaso e devastato il Parlamento, la Corte Suprema e il Palazzo Presidenziale, contestando l’elezione di Lula. Le autorità stanno indagando sul possibile coinvolgimento di Bolsonaro nella pianificazione dell'attacco, considerando anche il mancato intervento tempestivo delle forze dell’ordine.

Bolsonaro si difende: «È solo una narrazione»

Nel frattempo, Bolsonaro continua a respingere tutte le accuse, definendo il caso «una semplice narrazione» costruita per escluderlo dalle elezioni del 2026. «Non mi interessa il carcere», ha detto l’ex presidente durante un evento del Partito Liberale, sottolineando che le accuse contro di lui sono «un’operazione politica».