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Ieri la bufera scatenata dalle dichiarazioni del ministro della Giustizia che, di fronte alla giornalista Annalisa Cuzzocrea di Repubblica, aveva affermato: «Gli innocenti non finiscono in carcere». Parole che avevano provocato la reazione dell'intorlocutrice di Bonafede la quale aveva snocciolato dati a dir poco contrari: «dal 1992 al 2018, 27 mila persone sono state risarcite dallo Stato per essere finite in carcere da innocenti. Quindi gli innocenti finiscono in carcere». Oggi invece il Guardasigilli è tornato sulla vicenda cercando, attraverso un post di Facebook, di precisare il tenore delle sue esternazioni. «Ci tengo a chiarire perché non voglio che ci siano strumentalizzazioni su un punto così delicato. Nell’intervista di ieri sera – ha scritto il ministro -, mentre si stava parlando di assoluzioni e condanne, ho specificato che gli “innocenti non vanno in carcere” riferendomi evidentemente e ovviamente, in quel contesto, a coloro che vengono assolti (la cui innocenza è, per l’appunto, ‘confermata’ dallo Stato). Ad ogni modo, la frase non poteva comunque destare equivoci perché subito dopo ho specificato a chiare lettere che sulle ipotesi (gravissime) di ingiusta detenzione, “... sono il ministro che più di tutti ha attivato gli ispettori del ministero per andare a verificare i casi di ingiusta detenzione ...” (come da video di questa specifica parte dell’intervista)». Poi la rivendicazione del suo operato: «... per la prima volta ho introdotto presso l'Ispettorato in maniera strutturata il monitoraggio e la verifica dei casi di riparazione per ingiusta detenzione, anche in occasione delle ispezioni ordinarie».