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Alfonso Bonafede
È una linea tutt’altro che sottile. E ora Alfonso Bonafede vuole che il confine da tempo indefinito fra toghe e partiti diventi un muro, o quasi. Negli stessi minuti in cui arriva la nota con cui il presidente della Repubblica ha da una parte ribadito che devono essere Parlamento e governo a riformare il Csm, dall’altra che le degenerazioni sono intollerabili, il ministro della Giustizia chiarisce quale sarà il principio ispiratore della riforma in arrivo: «Separare politica e magistratura», appunto. «Di fronte a un terremoto che investe la magistratura, quello che le istituzioni devono fare è agire», dice il guardasigilli. «C’è da porre una linea diseparazione netta». Poi aggiunge: «Ho riflettuto sul sorteggio, ma c’è la Costituzione e l’impossibilità di far convivere il sorteggio con essa». E quindi, come spiega Bonafede nel suo intervento di ieri sera a “Accordi e Disaccordi”, il talk di Andrea Scanzi sul Nove, la soluzione è «creare collegi territoriali più piccoli affinché il magistrato, magari molto stimato ma che non aderisce a nessuna corrente, ha più possibilità di farsi eleggere». Il meccanismo già concordato nell’ultimo vertice di maggioranza di giovedì prevede che «dopo una prima elezione ci sia un ballottaggio entro pochissimo tempo per impedire che si possa realizzare una logica della degenerazione delle correnti», conclude il titolare del dicastero di via Arenula. Bonafede si sofferma anche sulle parole di Matteo Salvini: «È sbagliato per un politico interessarsi di un problema soltanto quando questo lo riguarda personalmente. Lui adesso fa le dirette, ma l’anno scorso era al governo, in questo periodo, l’anno scorso c’era già un progetto di riforma del Csm - ha detto il guardasigilli - quando fai cadere un governo ti prendi anche questa responsabilità e blocchi progetti di riforma che sono fondamentali per gli italiani».