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Almeno un centinaio di persone stanno ammassate davanti ad un uomo snello, in giacca nera e maglia bianca, con dei fogli in mano. È Francesco Bellomo, ex magistrato del Consiglio di Stato, destituito per «aver leso il prestigio della magistratura». Non si trova in un posto qualunque, ma a Fiere di Roma, dove dal 4 giugno migliaia di ragazzi stanno affrontando il concorso per il reclutamento di 330 magistrati ordinari. Davanti a lui decine di teste lo ascoltano illustrare le tracce concorsuali. Una, dice chi ha sostenuto l’esame, l’ha anche azzeccata durante il corso che ancora tiene nella scuola di preparazione ai concorsi in magistratura, la “Diritto e Scienza”, con sede a Catania. Una scuola che è finita al centro dello scandalo che lo ha portato ad uscire dalla magistratura, circa un anno fa, dopo la denuncia del padre di una delle sue allieve. Secondo le quali Bellomo aveva imposto minigonne e tacco 12 alle studentesse, costrette, secondo l’accusa, a riferire sulle rispettive vite sessuali e con le quali, in alcuni casi, lo stesso ex magistrato avrebbe avuto rapporti. Che lui, però, nega.
Quella scuola, oggi, è sua. E ha corsi non solo a Catania, ma anche a Bari, Roma, Milano ed on-line, tutti rigorosamente accreditati per la formazione forense. Lì, dunque, continua a tenere lezioni, senza, però, quel contratto che gli è costato caro. A riprendere la scena davanti le aule della Fiera di Roma si trova un giornalista del Corriere della Sera, che immortala anche quelli che non gradiscono la sua presenza, urlando dalle scalinate «Vergognati». Ma non solo contro lui, «Anche voi che lo state ad ascoltare».
Bellomo, però, non si scompone. Non sente nemmeno gli insulti e dice di non doversi vergognare di nulla. «Io illustro lo svolgimento delle tracce concorsuali, ai miei allievi e a chiunque voglia sentirle», dice al giornalista. Che gli chiede conto del famoso contratto, secondo il quale, stando alle cronache, per non perdere le borse di studio le allieve avrebbero dovuto sottostare ad alcune regole, come divieto di matrimonio, obbligo di gonne corte, tacchi alti, trucco marcato. Pena l’esposizione in pubblico della vita personale della borsista inadempiente, durante le lezioni e negli articoli. «Il contratto che facevo firmare è assolutamente regolare - commenta Bellomo - ma è sospeso da un anno e mezzo». Non è pentito - «non mi posso pentire di cose che non sono scorrette» - e attende il giudizio del Tar, davanti al quale ha contestato la sanzione disciplinare. In attesa di quello, dunque, quel foglio di carta è in un cassetto. «Sarei uno stupido se non tenessi conto di quello che è stato deciso - spiega - ancorché io pensi che si sia trattato di un errore anche abbastanza serio».
Dal 31 luglio dello scorso anno, quella scuola, di cui è direttore scientifico, diventa ufficialmente sua all’ 85 per cento, in cambio di una cifra giudicata irrisoria: circa 400 mila euro. Chi ha seguito le lezioni giura che di quei contratti, adesso, non se ne vede più l’ombra. Ma chi si trova lì a fare l’esame si lamenta. «È inopportuno che venga qui a fare proselitismo - dice una ragazza - Sanno tutti per cosa è diventato celebre». C’è però anche chi, pur contestando l’opportunità della sua presenza, gli riconosce il fatto di essere «un genio». Cosa della quale Bellomo stesso, nel curriculum pubblicato sul sito della sua scuola, non fa mistero. «Vincitore di cinque concorsi in magistratura, caso unico nella storia italiana», scrive, laureato con «110 e lode e plauso accademico» e un Qi di 188. Il suo ingresso in magistratura, rimarca, è stato accompagnato da «valutazioni di rilievo assoluto» : chi le ha effettuate ne ha sottolineato «la particolare brillantezza», la «eccezionale preparazione», il «grandissimo valore» e così via.
Di quanto capitato nell’ultimo anno nessuna traccia.
«Il contratto di borsa di studio valeva per i ragazzi e per le ragazze continua l’ex magistrato - Perché siete fissati con le ragazze? L’abbigliamento cui fate riferimento riguardava eventi mondani, come feste organizzate dalla società, dove è assolutamente ordinario un look di quel tipo. Poi c’erano delle esigenze promozionali, perché i borsisti e le borsiste svolgevano anche attività promozionale». Tutto normale, perché se è vero che «Un magistrato deve essere intelligente, preparato, neutrale», se cura anche la proprio immagine «tanto meglio per se stesso», perché «Ci si fa un’idea anche dall’immagine della persona». E la morale? «È un periodo storico in cui troppo spesso si richiama la morale. Ci sono saperi scientifici di maggior consistenza - conclude - Voi vi attaccate ossessivamente a questa parola».