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Sono ancora quattro i detenuti irreperibili fuggiti a Natale dall’Istituto penitenziario per minori Beccaria di Milano. Oggi il terzo dei sette evasi è tornato in carcere, dopo i due presi poco dopo la fuga. Sarebbero stati i genitori a convincerlo a tornare nell'istituto. I fuggitivi sono tre minorenni e quattro maggiorenni: negli istituti minorili, per ragioni connesse anche al sovraffollamento penitenziario, l’età dei ristretti può arrivare infatti fino 25 anni.
Intanto nel carcere è tornata la calma: la protesta è stata sedata e i vigili del fuoco hanno domato l’incendio partito da alcuni materassi a cui era stato dato fuoco. Il Sappe fa sapere che un reparto detentivo è inagibile e senza luce. Quattro giovani agenti della penitenziaria sono stati ricoverati per intossicazione. Tre sono già a casa.
Oggi è giunto presso l’Istituto anche il presidente del Tribunale dei Minori Anna Maria Gatto con un magistrato di sorveglianza. Sul posto anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari e il responsabile per i Minori del Dap, Giuseppe Cacciapuoti. Don Gino Rigoldi, storico cappellano dell'Istituto minorile Beccaria, ne è convinto: "Mi telefoneranno, li riporterò indietro”.
L'ex cappellano dell'istituto si augura che questa vicenda “dia uno scossone” al Ministero per un carcere in cui “manca un direttore da 20 anni e ci sono lavori da 16”. I ragazzi sono infatti scappati approfittando delle strutture di alcuni lavori in corso: hanno aperto un varco nella recinzione e poi scavalcato il muro di cinta. Don Gino era stato diverse volte guida all’interno dell’Istituto del sindaco Beppe Sala che su Facebook ha scritto: «Non c’è proprio più spazio per chiacchiere o affermazioni generiche di “sconcerto”. Il Beccaria era un carcere modello. Lo era nel passato, in un passato ormai remoto. Da quasi vent’anni non c’è un Direttore, e ce la si è cavata con dei “facente funzione”. Da una quindicina d’anni ci sono lavori in corso, che non finiscono mai. Questa è la situazione. Chi si vuole scandalizzare per l’accaduto è libero di farlo. Ma la realtà va guardata in faccia».
Secondo Daniele Nahum e Alessandro Giungi, presidente e vicepresidente della Sottocommissione Carceri del Comune di Milano, l'evasione «è stata determinata da una cronica carenza di personale, acuita dalle giornate di festa e anche agevolata dall'infinita ristrutturazione della struttura penale minorile, sia negli spazi relativi al cortile che in quello delle sezioni detentive».
In una nota, i due consiglieri comunali Pd hanno espresso la loro «solidarietà e vicinanza agli Agenti della Polizia Penitenziaria» e sottolineano che «nelle carceri italiane è necessario investire in personale, sia aumentando il numero degli Agenti di Polizia Penitenziaria, sia quello degli operatori sociali». Resta poi il tema della «fatiscenza dei luoghi di detenzione, in cronica assenza di manutenzione ordinaria e straordinaria e comunque con lavori di rifacimento dai tempi infiniti come quelli che da almeno 18 anni interessano proprio l'IPM Beccaria e che già hanno imposto la chiusura della sezione femminile».
Critiche anche dalla Uilpa con il segretario Gennarino De Fazio: «Da qualche tempo, molte delle problematiche che investono le carceri si ritrovano anche negli istituti penali per minorenni». In particolare, «sono in vorticoso aumento i casi d’aggressione agli operatori, di sommosse e, come in questo caso, di evasione. Ciò è evidentemente imputabile a una serie di fattori che vanno dal sostanziale disinteresse della politica prevalente e dei governi alle vicende penitenziarie a scelte poco oculate, quale appunto l’innalzamento del limite d’età che consente la detenzione nelle strutture minorili, sulle quali per di più si abbatterà anche la scure della legge di bilancio in corso di approvazione con ulteriori tagli».
Ricordiamo che al Beccaria lo scorso 7 agosto un sedicenne fu torturato e violentato nella sua cella da tre coetanei, tra i quali un gregario violento di una banda di trapper. Proprio due notti fa, ha reso sempre noto la Uilpa, «bombe molotov sono state lanciate nel parcheggio per il personale del carcere romano di Rebibbia femminile».
Ma sul carcere è polemica anche perché il Governo ha deciso di non prorogare i provvedimenti per i semiliberi assunti durante l'emergenza Covid: «È crudele costringere dal primo gennaio le 700 persone, che da oltre un anno oltre a lavorare dormono fuori, a tornare in carcere la notte», ha scritto su Facebook il vicepresidente dei senatori del Pd Franco Mirabelli.